BERGAMO – Il cellulare spento, dalla sera del 26 novembre 2010 fino al mattino dopo, fino alle 7. Spento per 12 ore circa, proprio quando Yara Gambirasio veniva rapita e uccisa, un cellulare che aggancia la cella di Mapello, proprio intorno alla palestra della ragazzina.
Questo Massimo Bossetti non l’ha saputo spiegare, o meglio, prova a dare una giustificazione che però non è sufficiente: “Era spento perché scarico”.
Bossetti non sa come spiegare nemmeno l’altra prova contro di lui: il Dna trovato sui pantaloni della 13enne. “Non so spiegarmelo”. E dice di non conoscere Yara, che quella sera del 26 novembre era a casa sua. Ma è il Dna, e a conferma di questo, i dati del suo cellulare che raccontano un’altra storia.