Massimo Bossetti e la reazione dopo la sentenza della Cassazione: "Non ho ucciso Yara. Ora potrò dimostrarlo" Massimo Bossetti e la reazione dopo la sentenza della Cassazione: "Non ho ucciso Yara. Ora potrò dimostrarlo"

Massimo Bossetti: “Mi impediscono di difendermi”. La lettera-appello a Vittorio Feltri

Massimo Bossetti: "Mi impediscono di difendermi". La nuova lettera a Vittorio Feltri
Massimo Bossetti in una foto d’archivio ANSA

ROMA – “I pm mi impediscono anche di difendermi”. Lo scrive Massimo Bossetti in una lettera a Vittorio Feltri, direttore di Libero Quotidiano.

“Le chiedo gentilmente di non tralasciar nulla di quanto continuo a dover subire dalla giustizia italiana. Prima viene trasmessa alla mia difesa l’autorizzazione da parte della Corte, successiva all’istanza depositata dall’avvocato Salvagni qualche giorno fa, di poter accedere ai reperti, ad indagare sui reperti di Dna ancora disponibili, e ad esaminarli con i miei consulenti, conservandoli per i futuri esami. E dopo 48 ore la Procura di Bergamo mi nega di fare ulteriori accertamenti e le dovute indagini. Come è possibile?”.

“Tutto questo è scandaloso”, continua Bossetti. “Come posso difendermi e provare la mia estraneità, se non mi permettono di indagare sui reperti per accertare l’assoluta granitica certezza che quel Dna non mi appartiene? Per favore dottor Feltri, mi aiuti nel gridare facendosi sentire per quanto d’inumano continuo a subire. I miei figli soffrono e hanno bisogno del padre”.

Massimo Bossetti è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. La ragazzina, allora 13enne, scomparve nel nulla il 26 novembre 2010. Il suo corpo venne ritrovato nel campo di Chignolo d’Isola tre mesi più tardi, il 26 febbraio 2011. Il 16 giugno 2014 venne arrestato Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello fu condannato all’ergastolo, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 12 ottobre del 2018.

Ad ottobre, Bossetti aveva già spedito una lettera indirizzata a Vittorio Feltri, dove accusava di esser stato preso di mira e aver subìto pressioni, dichiarandosi innocente e chiedendo sostegno allo stesso giornalista.

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