Massimo Bossetti, la moglie Marita Comi: “Non divorzierò mai, gli credo”

Massimo Bossetti, la moglie Marita Comi: "Non divorzierò mai, gli credo"
Massimo Bossetti, la moglie Marita Comi: “Non divorzierò mai, gli credo” (Foto Ansa)

MILANO – “Non divorzierò mai da mio marito, continuo a credergli”: è quanto ha detto Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore condannato in primo grado per l‘omicidio di Yara Gambirasio, in una intervista al settimanale Gente che sarà in edicola sabato 24 giugno.

“A pochi giorni dall’inizio del processo d’appello per l’assassinio di Yara Gambirasio – anticipa il settimanale – Marita Comi rilancia la richiesta di ripetizione del test del Dna e accetta di parlare anche di argomenti ‘difficili’ come i tradimenti coniugali, le lettere di Bossetti a una detenuta, le ricerche su siti porno di cui si discusse al processo di primo grado, dei rapporti con la suocera Ester Arzuffi, ormai interrotti ‘perché’, sostiene, ‘nel momento del bisogno più acuto né io né i miei figli abbiamo potuto contare su di lei’, e confida che mai divorzierà dal marito, neppure se l’ergastolo fosse confermato sia in appello sia in Cassazione”.

Alla domanda se un nuovo test del Dna, qualora venisse concessa la ripetizione, confermasse che la traccia biologica sugli slip di Yara fosse di Massimo Bossetti, rivedrebbe il giudizio sul marito, Marita Comi risponde: “No. Vorrebbe dire che lo sbaglio è altrove”.

Il 30 giugno si celebrerà alla Corte d’assise di appello di Brescia il processo d’appello a carico del muratore e carpentiere di Mapello, padre di tre figli.

 

In carcere dal 16 giugno del 2014, Bossetti lavora come muratore, continua a vedere la moglie e i figli e professa la sua innocenza. Quell’innocenza a cui non hanno creduto i giudici bergamaschi che, nelle motivazioni lo hanno ritenuto responsabile di un “omicidio di inaudita gravità”, “maturato in un contesto di avances a sfondo sessuale, verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova ad allora”.

La difesa darà battaglia sul Dna, alla ricerca di una perizia, negata in primo grado. Quel Dna che i giudici hanno definito “assolutamente affidabile” in quanto “caratterizzato per un elevato numero di marcatori Str e verificato mediante una pluralità di analisi eseguite nel rispetto dei parametri elaborati dalla comunità scientifica internazionale”.

Argomenti respinti dai difensori che torneranno a sottolineare come solo il Dna nucleare sarebbe quello di Bosseti, non quello mitocondriale che non è stato attribuito a nessuno.

 

 

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