Massimo Bossetti: “Sono innocente. Il Dna su Yara? Non me lo spiego”

Massimo Bossetti
Massimo Bossetti

BERGAMO – Ha risposto a tutte le domande del giudice, Massimo Bossetti, per dire che Yara non la conosceva, che è innocente e che quella sera era a casa sua. Prova a respingere ogni accusa l’operaio accusato di essere l’assassino della Gambirasio che accetta di parlare con il giudice Ezia Maccora dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere per due volte.

Stavolta parla e si chiama fuori dall’intera vicenda. Nonostante pesi come un macigno il Dna: è il suo Dna, gli inquirenti ne sono certi, quello ritrovato sui leggings della ragazzina ritrovata cadavere il 26 febbraio 2011. E infatti gli viene chiesto conto di questo ma lui risponde: “Non me lo spiego”.

”Sono totalmente estraneo”, ha detto Bossetti aggiungendo che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando scomparve Yara Gambirasio, si trovava a casa. Bossetti ha aggiunto di non aver mai visto Yara e di aver visto il padre della ragazza una volta sola dopo la sua morte.

E il cellulare? Che la sera del 26 novembre 2010 aggancia la cella di Mapello e poi rimane spento fino al mattino dopo? Questo dettaglio dice di ricordarlo: “Era spento perché scarico”.

Bossetti dice anche di aver appreso solo con l’arresto di essere figlio illegittimo di Giovanni Bossetti e che questo lo ha “sconvolto”.

 

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