ROMA – Lo hanno visto almeno in tre. In serate diverse. Tre testimoni che raccontano di aver visto Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere con l’accusa di aver ucciso la tredicenne Yara Gambirasio, aggirarsi di sera proprio vicino a casa della ragazza.
Elemento chiave per gli investigatori. Anche perché cozza completamente con il quadro con cui Bossetti ha voluto presentarsi. Ha raccontato di non uscire mai la sera, di essere sempre a casa, in famiglia.
Gli investigatori, insomma, cercano altre prove oltre al dna. E trovano testimoni. Uno in particolare rischia di mettere in difficoltà l’indagato. Perché come spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, questo testimone racconta di aver visto Bossetti nei pressi di casa Gambirasio già prima del delitto.
E così, col passare delle ore, emergono una serie di contraddizioni e omissioni che complicano la posizione di Bossetti. Scrive Sarzanini:
Il quadro fornito dall’uomo ha «buchi» che appaiono incomprensibili. Perché al momento di rispondere all’interrogatorio Bossetti ha preferito celare anche circostanze normali come gli incontri con gli amici oppure la sua frequentazione bisettimanale di un centro solare. E questo ha rafforzato la convinzione degli inquirenti sul fatto che non volesse sbilanciarsi, che temesse di cadere in contraddizione.
La strategia si sta però rivelando controproducente perché sono stati i suoi stessi amici e conoscenti a fornire una versione discordante avvalorando i sospetti sulla sua personalità, soprattutto nei mesi precedenti l’omicidio di Yara e in quelli immediatamente successivi. Persone che lo frequentavano, lo incontravano, forse ne hanno carpito anche un cambiamento, sia pur limitato nel tempo.
E forniscono indizi per collocarlo nelle vicinanze della villetta dei Gambirasio anche negli orari serali, quando lui ha invece assicurato di essere stato a casa.
Per gli investigatori, insomma, non c’è solo il Dna a inchiodare Bossetti. Ancora Sarzanini:
Un elemento ritenuto «indizio grave» dal giudice riguarda la presenza di Bossetti sul luogo della scomparsa di Yara un’ora prima che la ragazzina fosse portata via. Perché completa un quadro tracciato dagli inquirenti ben prima di arrivare all’identificazione del presunto colpevole. Oltre a cercare un uomo con lo stesso Dna di «Ignoto 1», la polvere di calce trovata nei polmoni della vittima aveva convinto carabinieri e polizia sulla necessità di indirizzarsi verso qualcuno che lavora nel settore dell’edilizia e abita in zona. Esattamente le caratteristiche di Bossetti.
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