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Massimo Galioto accusato di aver ucciso clochard su banchina Tevere: “Mi sono avvicinato, era già morto”

ROMA . “Ho lasciato degli amici, sono sceso sotto al ponte con il cane e ho visto da lontano un gruppo di gente. Ho visto un uomo a terra e a quel punto mi sono avvicinato, aveva ferite sul volto: ho cercato di sollecitarlo e non rispondeva, era già morto”.

A dirlo al suo difensore, Michele Vincelli, è il 45enne Massimo Galioto, l’uomo fermato dai poliziotti del Reparto volanti con l’accusa di aver ucciso un 38enne rumeno all’altezza di Ponte Sisto, a Roma, e oggi detenuto nel carcere romano di Regina Coeli.

“E’ a quel punto che mi sono allontanato e sono stato fermato sulle scale – ha proseguito il senza tetto – se cercano vedranno che alcuni testimoni potranno confermare questa versione”. 

Il clochard ucciso il 7 maggio è stato colpito più volte proprio sulla pista ciclabile che corre lungo la banchina del fiume della Capitale.

Ad assistere alla scena alcune persone che si trovavano a passeggiare lungo il fiume e hanno dato l’allarme alle forze dell’ordine.

A fornire le descrizioni del responsabile alcuni testimoni che avrebbero riferito agli investigatori di aver visto i due uomini litigare e poi, poco dopo, la vittima accasciarsi sulla pista ciclabile.

Galioto non è nuovo alle cronache.

In passato fu arrestato per la morte dello studente americano Beau Solomon, annegato nel Tevere nel luglio 2016.

Per gli inquirenti che lo arrestarono dopo il fatto Solomon sarebbe stato spinto nel fiume sempre nei pressi di Ponte Sisto dopo aver avuto con il ragazzo un violento litigio.

Un’accusa da cui è stato completamente assolto a giugno dai giudici della III Corte d’Assise di Roma “per non aver commesso il fatto” (fonte: Agi, Ansa). 

 

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