BERGAMO – Alcuni cutter, ovvero dei taglierini professionali usati in edilizia, i guanti da lavoro, delle galosce, il predellino del furgone bianco, il cellulare. E “l’arsenale” sequestrato a Massimo Giuseppe Bossetti dagli investigatori, alla ricerca di possibili tracce di Yara Gambirasio. Bossetti è in carcere dal 17 giugno scorso e da allora si dice innocente, non ha mai tentennato, mai un crollo nervoso. Finora gli unici indizi contro di lui sono quelle tracce di Dna sugli slip e sui leggings della ragazzina uccisa il 26 novembre del 2010 e trovata 3 mesi dopo.
Già perché tutto il materiale sequestrato è stato attentamente analizzato dalla Scientifica ma della ragazzina di Brembate nessuna traccia. E’ vero che sono passati 4 anni dall’omicidio ma è comunque un fatto che inquirenti e investigatori non ha trovato altro materiale su cui costruire l’accusa. Contro Bossetti anche le immagini delle telecamere che hanno ripreso l’Iveco Daily bianco di Bossetti proprio intorno alla palestra di Yara dopo le 18 del 26 novembre 2010. Lui sostiene che quel tratto di strada lo faceva abitualmente e che quelle immagini non fanno di lui un assassino. La strada processuale per identificare l’assassino di Yara promette di essere lungo, l’esito per nulla scontato.