“Massimo Giuseppe Bossetti non uccise Yara”. Lettere a Oggi: “L’assassino è…”

Yara Gambirasio
Yara Gambirasio

ROMA – Due lettere sono state inviate alla redazione del settimanale Oggi. Due lettere che indicano un altro colpevole nel caso della morte di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra uccisa il 26 novembre 2010. Il corpo di Yara venne ritrovato solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. Il 16 giugno 2014, incastrato dalla prova del dna, venne arrestato Massimo Giuseppe Bossetti.

Secondo l’anonimo che ha scritto le lettere in un italiano non privo di errori grammaticali, racconta Oggi, il vero assassino sarebbe un muratore polacco, che beveva troppo e quando era ubriaco diventava violento. Le lettere, afferma Oggi, hanno il timbro postale di Padova e l’indicazione che provengono da Santa Giustina in Colle, in provincia di Padova.

Il muratore di Mapello avrebbe assistito impotente all’omicidio, sarebbe stato male e poi sarebbe scappato terrorizzato: «Certo che signor Bossetti non potrà mai dire tutta la verità visto cosa hanno fatto sorella, piena di botte poveretta», scrive l’anonimo nella prima lettera. E nella seconda aggiunge: «Nessuna meraviglia qualcuno se la prenda con sorella di Massi. Lui non può, non deve proprio parlare ok? (in trappola)… Il Massi ricordo che è scappato dalla spavento… certo eravamo in diversi e voi non lo capite. La Yara l’abbiamo portata in campo e abbandonata come un sacco di patate. Si può dire? Vergogna, si … Abbiamo vomitato nel fare io sono pure svenuto se può interessare o forse no, si figuri il Massi…».

Scrive l’anonimo: «La Yara era conosciuta brava ragazza davvero, anche sua sorella. Ciao ciao diceva. Punto e basta, poco di più… e poi quella brutta sera maledetta. Yara dunque in primo momento è stata in casa di una brava signora, eravamo in diversi e nessuno poteva pensare male. Un certo momento si è innervosita e voleva andare via tornare a casa l’aspettavano i genitori». E continua: «Il polacco ubriaco ha cominciato a smaniare, a comportarsi male e molto. Non sapevamo che fare. La bimba gridava pure noi poi il vuoto, il nero, un buio…».

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