Massimo Giuseppe Bossetti: “Yara? Ero a Brembate da mio fratello”, che smentisce

Massimo Giuseppe Bossetti: "Yara? Ero a Brembate da mio fratello", che smentisce
Massimo Giuseppe Bossetti

BERGAMO – “Andavo a Brembate, ma io Yara non la conosco. Ci andavo spesso perché lì abita mio fratello e c’è il mio commercialista. Ma avete sbagliato, l’assassino non sono io”. Nel carcere di Bergamo Massimo Giuseppe Bossetti racconta la sua versione e nega di essere l’uomo che ha lasciato una traccia di Dna sugli slip della vittima. Ma la versione fornita da Bossetti non convince gli inquirenti, anche perché sia il fratello, sia il commercialista hanno in parte smentito il suo racconto.

Bossetti non ci sta: “Non ho ucciso Yara. Non avrei mai potuto fare un gesto simile. Non sono capace di fare del male a nessuno, ho figli della sua stessa età. Ma non so spiegare perché abbiate trovato il mio Dna sugli slip della ragazzina“. Due giorni fa sua moglie Marita Comi ha chiesto di poterlo vedere. Lui è in isolamento e adesso sarà il pubblico ministero Letizia Ruggeri a dover decidere se autorizzare il colloquio. 

Fiorenza Sarzanini e Giuliana Ubbiali per il Corriere della Sera ricostruiscono:

Il giudice gli chiede di ricostruire che cosa ha fatto la sera di venerdì 26 novembre 2010, quando Yara è scomparsa. «Sono passati quattro anni, però ricordo i miei movimenti di quel giorno perché sono un tipo metodico. Ho una vita normale, mi dedico al lavoro e alla famiglia e quindi ho delle abitudini ripetitive. Esco la mattina presto per andare al cantiere, mangio velocemente mentre sono al lavoro, poi il pomeriggio torno a casa, mi faccio una doccia e sto con i miei figli. Dopo cena mi addormento sul divano per la stanchezza. La sera esco raramente, sempre in compagnia di mia moglie e dei miei figli. Adoro mia moglie. La domenica di solito sto con i miei parenti. Sono molto legato ai miei genitori». Poi aggiunge: «Ricordo che cosa feci quella sera perché passando di fronte al centro sportivo vidi furgoni con grosse parabole e ne fui attratto. Era il 26, o forse il 27 novembre».

La circostanza è falsa perché la sparizione di Yara fu denunciata dal padre la mattina del 27 e le televisioni arrivarono non prima del giorno successivo, la domenica. Si arriva così alla sua presenza frequente nella zona dove abita Yara, nei pressi della Citta dello Sport dove la ragazzina andava a fare ginnastica. E lui si giustifica: «Vado a Brembate da mio fratello Fabio e dal mio commercialista». Entrambi vengono interrogati. Fabio Bossetti spiega che «con mio fratello ci vediamo di rado perché lui è un tipo solitario. Veniva pochissime volte, io non sono mai andato a casa sua». Cauto anche il commercialista: «Sarà venuto una volta al mese, quando mi portava le fatture da registrare».

 

 

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