Nuove Br: il riscatto di Papini, l’unica colpa è essere l’ex fidanzato di Diana Blefari

Pubblicato il 25 Marzo 2011 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ stato assolto e quindi scarcerato Massimo Papini dopo un anno e mezzo di carcere con un’accusa pesante: essere ritenuto un pericoloso brigatista e indagato per l’omicidio di Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalla nuove Br nel 2002. Ora che l’accusa è stata smontata si può dire che l’unica colpa di Papini, scenografo cinematografico, è stata quella di essere stato fidanzato e poi amico di Diana Blefari Melozzi, condannata all’ergastolo per l’omicidio Biagi e morta suicida in cella nel 2009.

Una storia complessa quella tra Papini e la Blefari. Una storia d’amore inizialmente, durata dal 1996 al 1999. Poi si è trasformata in un’amicizia durata anche negli anni del carcere della donna. Lei viene arrestata tre giorni prima di Natale del 2003. Per l’accusa ha partecipato all’omicidio Biagi e fa parte delle nuove Br fondate da Nadia Desdemona Lioce. Con Papini uno scambio costante di lettere, l’unico punto di contatto col mondo fuori dalla cella. Lui viene arrestato nell’ottobre 2009, mentre si trova sul set di Benvenuti al Sud, il film di Claudio Bisio.

Passa 18 mesi in cella, 11 dei quali in isolamento. Nel frattempo la sua amica Diana si impicca in cella, 4 giorni dopo vedersi confermare l’ergastolo dalla Corte D’Appello. L’accusa contro Papini si basava essenzialmente sul codice che regolava i comportamenti degli appartenenti alle nuove Br. Diana Blefari seguiva le norme con scrupolo e chiedeva anche l’amico di fare altrettanto: le comunicazioni telefoniche, ad esempio, avvenivano solo tramite apposite schede e in luoghi lontani da quelli di residenza. Lui a volte rispettava questa regola a volte no, ma pensava fosse una fissazione dell’amica diventata particolarmente fragile dopo il suicidio della madre, avvenuto nel 2001.

Ora gli avvocati di Papini aspettano che la sentenza di assoluzione diventi definitiva, dopodiché procederanno con la richiesta di risarcimento danni allo Stato per ingiusta detenzione.