ROMA – E’ stato arrestato Massimo Ponzellini, ne dà notizia il sito di Repubblica. Ex presidente della Banca popolare di Milano e presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini, era stato oggi perquisito nell’ambito di un’indagine per associazione a delinquere e ostacolo alle autorità di vigilanza condotta dalla procura di Milano. Arresti domiciliari ordinati per i finanziamenti concessi alle società riconducibili a Francesco Corallo, attualmente latitante. L’inchiesta riguarda i finanziamenti a B-Plus da parte della Banca Popolare di Milano.In manette anche Antonio Cannalire, dipendente della società francese di consulenze CapGemini, legato personalmente al business delle macchine da gioco in quanto socio al 33,3% di Jackpot Game srl. Indagato Marco Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti che si dimise per la vicenda dell’appartamento condiviso con l’ex ministro dell’Economia
Tra gli indagati figurerebbero anche Enzo Chiesa, ex dg della Bpmi. A Ponzellini vengono contestate anche presunte “mazzette” per 5,7 milioni di euro. L’inchiesta dei pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici è nata da un rapporto ispettivo di Bankitalia arrivato in procura nel giugno scorso che segnalava finanziamenti anomali per 148 milioni di euro concessi dalla Bpm a favore di Atlantis/BpPlus, gruppo attivo nel gioco d’azzardo che fa capo a società off-shore delle Antille Olandesi riconducibili a Franceso Corallo, figlio di Gaetano, pregiudicato per criminalità organizzata.
Avrebbe concesso una linea di credito esponendosi “personalmente in maniera del tutto anomala” avevano sostenuto gli inquirenti. Nonostante il parere contrario di altri membri del cda. Faceva molte pressioni, sempre secondo i magistrati, al punto che Bpm non è coinvolta ma è considerata parte lesa. Corallo, tuttora latitante, l’anno scorso invocò l’immunità diplomatica, in quanto ambasciatore Fao presso un paese caraibico: durante gli accertamenti al Ministero degli Esteri, ad aprile 2011, si presentò il parlamentare Pdl Amedeo La Boccetta (fino al 2008 socio di Atlantis/Bplus) sostenendo che il computer che i militari volevano sequestrare nella casa di Corallo era suo e se lo portò via. “L’ho preso solo perché non vedo il motivo per il quale un computer che non ha nulla a che fare con un’indagine in corso su Ponzellini, persona che nemmeno conosco, debba finire agli atti di una inchiesta.”