Matilda Borin uccisa: per Corte d’appello di Torino fu il patrigno

Pubblicato il 16 Marzo 2010 - 22:03 OLTRE 6 MESI FA

Per i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Torino il responsabile della morte di Matilda Borin, la bimba di 22 mesi morta il 2 luglio 2005 nella sua casa di Roasio (Vercelli), fu il compagno della madre, Antonio Cangialosi per il quale, al termine del processo d’appello, i giudici torinesi avevano disposto l’invio degli atti alla procura di Vercelli perchè valutasse la revoca del precedente proscioglimento nei suoi confronti.

È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di assoluzione emessa nei confronti di Elena Romani, la giovane hostess di Legnano che era stata processata con l’accusa di aver ucciso la figlia con un calcio nello sterno.

Nelle motivazioni si legge che «le indagini hanno privilegiato con fiduciosa convinzione soltanto l’ipotesi che fosse stata proprio lei (la madre, n.d.r.) a provocare la lesione che aveva causato la morte della bambina, mentre si sono dimostrate quasi indifferenti a valutare gli elementi di segno diverso che potevano invece scagionarla ed hanno tralasciato di accertare con uguale impegno se, per contro, gli elementi di prova raccolti potevano suggerire che autore dell’omicidio era stato, piuttosto, il Cangialosi».

«È innegabile – scrivono ancora i giudici torinesi –  che, se è vero che fino a quando la madre non uscì dalla casa Matilda non aveva manifestato di essere sofferente, pertanto non poteva avere già riportato nessuna lesione, è inevitabile concludere che il fatto lesivo si è verificato in un momento successivo e non può quindi che essere attribuito al Cangialosi, vale a dire all’unica persona che era rimasta in sua compagnia nell’intervallo in cui l’imputata si era invece trattenuta all’esterno».