ROMA – Papa Francesco e Chiesa non parlano e non possono farlo di divorzio, tanto meno breve, perché il matrimonio resta sacramento indissolubile secondo dottrina: ma da oggi, sarà molto più spedita, perfino gratuita la possibilità di annullare un matrimonio cattolico.
Papa Francesco rottama la Sacra Rota mentre dispone che a fare da giudice sarà il vescovo, capo della diocesi. Sta alla responsabilità del vescovo, nei processi di nullità matrimoniale, la “costituzione del giudice unico, comunque chierico”, e il vescovo “deve assicurare che non si indulga a qualunque lassismo”, si legge nella lettera “motu proprio” del Papa intitolata “Mitis Iudex Dominus Iesus” e riguardante il codice di diritto canonico.
La lettera autorizza una piccola rivoluzione richiesta a gran voce per superare anche il problema dei cattolici divorziati e risposati non ammessi per esempio alla Comunione. La nullità li rende non più divorziati perché quel matrimonio davanti a Dio e alla Chiesa non esiste non avendone i requisiti.
Quindi, “la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve” riguarderà fatti specifici per cui può essere preso in considerazione l’annullamento. Cioè quando, ribadisce la lettera, “si annoverano per esempio quella mancanza di fede che può ingenerare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica per estorcere il consenso, la mancanza di uso della ragione comprovata da documenti medici”.