Matrimonialisti: 'Cassazione non legittima bigamia'

ROMA, 9 GIU – Nessun equivoco sul matrimonio, nessuna legittimazione della bigamia, solo il riconoscimento dei diritti per i figli naturali: Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) replica cosi' alle reazioni del mondo cattolico alla sentenza della Corte di Cassazione che aveva equiparato, in tema di risarcimento danni da sinistro stradale, la coppia legittima a quella di fatto.
"Nessuno, nemmeno i più estremisti – dice Gassani – ha mai osato mettere in dubbio l'importanza centrale del matrimonio nel nostro contesto sociale o cercato di creare un doppione di esso. Non si deve giocare su questo equivoco né sulla pelle di tanti italiani e soprattutto di tanti bambini che vivono, per scelta o per necessità, in famiglie naturali. Il riconoscimento di diritti quali quello al risarcimento per la morte di un convivente o padre 'naturale' risponde a logiche di solidarietà sociale e di pietas cristiana. Occorre anche ribadire che la maggioranza dei conviventi more uxorio non può sposarsi perché in attesa del divorzio e la convivenza di per sé non significa specificamente fuga dalle proprie responsabilità. Il matrimonio resta senz'altro l'istituto più importante della nostra società. Tuttavia il mondo cattolico e quello laico, indipendentemente dagli opportuni orientamenti della Corte di Cassazione in materia di riconoscimento dei diritti civili, debbono trovare un momento di condivisione affinché nella nostra società non possano più sussistere steccati ideologici talmente forti da giustificare e legittimare il mancato riconoscimento di diritti essenziali delle persone".
"Nel caso specifico – conclude – la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto dei figli naturali a essere risarciti per la morte del loro padre al pari di quelli legittimi. Si tratta di un provvedimento assolutamente condivisibile che non può essere messo in discussione da qualsivoglia argomentazione, come si è letto sull'Avvenire di stamani. La Suprema Corte di Cassazione né il mondo forense del settore familiare intendono spalancare le porte a forme di bigamia né ingenerare confusioni sul significato del matrimonio rispetto a quello della convivenza".

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