Mattia Del Zotto stermina famiglia: “Non dirò mai perché, non parlo con lo Stato”. Ci è o ci fa?

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Mattia Del Zotto stermina famiglia: “Non dirò mai perché, non parlo con lo Stato”. Ci è o ci fa?

ROMA – Mattia Del Zotto, se gli inquirenti e i Carabinieri hanno ragione e se la sua prima frase da arrestato è quella riportata dalle cronache, ha sterminato la famiglia. Anzi, aveva appena cominciato a sterminarla. La famiglia, anzi le famiglie, sia i Del Zotto che i Palma. Tre avvelenati col tallio nella tisana fatta in casa e quindi mandati al cimitero, un paio di nonni e una zia. E altri cinque, compresa una badante, cui far bere il veleno e spedirli quindi sottoterra. Gli altri nonni, l’altra zia.

La sua prima frase secondo le cronache sarebbe stata: “Volevo punire soggetti impuri”. Poi Mattia Del Zotto, e questo è sicuro, ha detto: “Non saprete mai perché l’ho fatto”. Più credibilmente voleva dire: non ve lo dirò mai.

Con grottesca tonalità da prigioniero se non politico quasi Mattia Del Zotto ha voluto aggiungere: “Non collaboro con le vostre istituzioni, non con le istituzioni di questo Stato”. Dicendo così scimmiottava quanto sente quasi ogni giorno in tv o quanto gli arriva come eco dalle cronache politiche? Faceva sul serio atteggiandosi a cittadino che non riconosce la legittimità dello Stato?

Insomma Mattia Del Zotto ci è o ci fa? Chi è Mattia Del Zotto?

E’ secondo le indagini un o che programma lo sterminio familiare, compra il tallio, si informa sull’efficacia del veleno, sulle dosi necessarie. Uno che poi prepara e somministra la tisana avvelenata spacciando di averla preparata con le erbe di campo. Quindi uno che programma, pianifica. Anche se commette degli errori e lascia tracce che poi porteranno a lui.

Uno che programma, pianifica. Ma che pianifica? Niente meno che il far fuori tutti i parenti che ha a portata di vita. Quindi ci sta l’identikit di un soggetto lucido nell’agire ma criminalmente folle nel volere. Fin qui la sua storia sembra una di quelle in cui lo sterminatore sente scattare un ordine, magari supremo, nella sua testa. Un ordine che gli impone di “punire gli impuri”. Fin qui la storia di Mattia Del Zotto combacia con quelle drammaticamente analoghe di invasati che uccidono per purificare. Fin qui Mattia Del Zotto ci è killer per follia.

Fin qui, perché poi Mattia Del Zotto diventa almeno nelle immediate cronache del dopo arresto somigliante a uno che ci fa. Si dichiara muto a vita di fronte agli inquirenti, attesta che non vuole collaborare, niente meno non riconosce “le istituzioni di questo Stato”. E dice appunto: “Non saprete mai perché l’ho fatto”. E in questo pare di intravedere, si può intravedere anche altro movente da quello della follia purificatrice. Mattia Del Zotto allude a qualcosa di indicibile. Che con tutta probabilità è solo e soltanto nella sua testa. Ma le sue parole ammiccano a qualcosa di indicibile nella famiglia, nelle famiglie. Ed è questa forse l’estrema offesa e sfregio alle sue vittime.

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