Mattia Roperto: morire a 14 anni investito sulle strisce pedonali. L'ultimo giorno di scuola, il primo di libertà Mattia Roperto: morire a 14 anni investito sulle strisce pedonali. L'ultimo giorno di scuola, il primo di libertà

Mattia Roperto: morire a 14 anni investito sulle strisce pedonali. L’ultimo giorno di scuola, il primo di libertà

ROMA – Mattia si stava godendo le prime ore di libertà con gli amici: finita la scuola proprio quel maledetto lunedì, esaurita praticamente la clausura da lockdown, le vacanze finalmente, e una pizza con gli amici la sera, per festeggiare.

Appuntamento sotto scuola, al Democrito, dove aveva frequentato il primo anno di superiori, anno strano, scuola da remoto: risate, baldoria, il futuro una promessa tangibile.

Fino allo schianto, una Peugeot lanciata come un proiettile, una botta tremenda e un volo di dieci metri.

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Sul selciato Mattia Roperto sicuramente morto sul colpo, con la testa spaccata: più lontano, 50 metri più avanti un altro giovane, il ventiduenne alla guida che qualcosa aveva sicuramente aveva preso.

Perché come può accadere di travolgere senza un accenno di frenata un ragazzino che attraversa sulle strisce pedonali? 

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Gli esami tossicologici confermeranno lo sballo: e dobbiamo aggiungere allo strazio di un adolescente morto, la tragedia familiare di un altro giovane che perlomeno ha avuto il riflesso morale di non fuggire, di affrontare le rovinose conseguenze della sua condotta.

“Io e mia moglie infermiera – dice al Messaggero il dottor Roberto Presbiteri che abita in una palazzina all’angolo – abbiamo cercato di rianimarlo per oltre venti minuti, ma niente.

Aveva una profonda spaccatura dietro la testa“.

Andava troppo forte il ventiduenne, stavolta, rispetto alla doppia tragedia di Corso Francia dove sono state investite Gaia e Camilla, non c’è nemmeno l’attenuante di una certa incoscienza o disinvoltura nell’attraversare la strada.

Mattia era gentile e sempre sorridente, un ragazzo solare e responsabile, un ragazzino se pensiamo allo scempio di tanto spreco, ma un ragazzino che attraversava debitamente sulle strisce pedonali. 

“Quella macchina correva a folle velocità – dicono con la voce rotta dal dolore e gli occhi gonfi di pianto – sembrava un proiettile”. (fonte Il Messaggero)

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