Maurizio De Giulio li ha inseguiti per 2 km e poi gli è andato addosso senza frenare

Maurizio De Giulio li ha inseguiti per 2 km e poi gli è andato addosso senza frenare
Maurizio De Giulio li ha inseguiti per 2 km e poi gli è andato addosso senza frenare (nella foto Facebook, Elisa Ferrero e Matteo Penna)

CONDOVE – Maurizio De Giulio, alla guida del suo Ford Transit, ha inseguito Elisa Ferrero e Matteo Penna per più di 2 chilometri. Li ha inseguiti in uno scenario da Formula 1, tra sorpassi azzardati (a volersi mantenere buoni) e uno speronamento che manco Valentino Rossi a Marquez nell’ormai famoso Gp di Sepang. Li ha cercati, per arrivare a travolgere la moto su cui viaggiavano ha superato 4 macchine (come racconta un amico dei due ragazzi che ha assistito impotente alla scena), li ha puntati, li ha schiacciati contro il guardrail. Senza frenare, avendo come unico obiettivo quello di investirli. Stando al racconto, il camioncino è anche passato sul corpo della ragazza. Sarà stato questo a ucciderla? Lo stabilirà l’autopsia.

Quello che fa ancora più rabbia nella comunità della Val di Susa (l’incidente è avvenuto a Condove) è la motivazione futile da cui tutto è scaturito. Una lite nata al volante, culminata in un inseguimento assurdo e un investimento ancora più assurdo. Bilancio tragico: una ragazz adi 27 anni morta, il suo fidanzato 293nn3 in gravi condizioni e il 51enne che si è rovinato la vita perché ora dovrà rispondere di omicidio stradale.

Carlotta Rocci su Repubblica Torino ricostruisce l’esatta dinamica di quanto accaduto attraverso le parole di Luca Gilardi, amico delle vittime che dalla sua moto ha visto tutta la scena:

“Ho visto il furgone che si è lanciato all’inseguimento di Matteo. Io me ne sono accorto perché ero dietro. Lui no, non ha visto niente e non si è reso conto – racconta ancora – se avessimo avuto gli auricolari e un interfono magari averei potuto avvisarlo ma così non ho potuto fare niente. Non sono riuscito a superare il furgone”. L’inseguimento è durato quasi un chilometro, fino alla rotonda. “Il furgone a quel punto ha sorpassato tre o quattro macchine, poi è rientrato in carreggiata ed è andato contro la moto di Matteo”. Il Transit ha frenato? “Non posso dirlo con certezza, ero troppo preso a vedere quello che era successo per rendermene conto, ma di sicuro li ha investiti ad una fortissima velocità”. Li ha schiacciati contro il guardrail e lo schianto ha distrutto anche il muso del furgone. “Matteo ed Elisa sono stati trascinati, il furgone è passato sulla ragazza”. Poi si è fermato, ma Luca aveva già smesso di curarsi di quel van.”Un infermiere è sceso da un’auto, insieme abbiamo cercato di rianimare Elisa , ci abbiamo provato per un tempo che mi è sembrato lunghissimo ma non ci siamo riusciti. Per Matteo, invece, ci siamo solo preoccupati che rimanesse immobile fino all’arrivo dei soccorsi perché non sapevamo che lesioni potesse avere”. I medici
hanno detto che ha un grave trauma cranico. “È grave ma dovrebbe farcela” dice l’amico che ora è anche uno dei testimoni chiave nell’inchiesta che vede Maurizio De Giulio, l’autista del Transit, accusato di omicidio stradale. “Quell’uomo non faceva nulla mentre io tentavo di soccorrere i miei amici. Ho visto che un’automobilista che era davanti a me è sceso dall’auto e stava per mettergli le mani addosso”.

Stavano tornando da una gita in Provenza, dov’erano andati ad ammirare i campi di lavanda, Elisa e Matteo, che lotta per restare in vita all’ospedale Cto di Torino. Parenti e amici sono piombati nella disperazione. “Io l’ho fatta, io la pago”, ha detto ai presenti, subito dopo l’incidente, l’investitore, Maurizio De Giulio. Accanto a lui, su un Ford Transit, c’erano la compagna e la figlia di lei.

Tra i parenti e gli amici dei due ragazzi prevale la rabbia. “Avevano tanti progetti insieme: una casa, una famiglia, trasferirsi all’estero”. Piange il padre di Matteo. E si sfoga: “ci hanno portato via tutto. Questo non è stato un incidente, è stato un omicidio. E quell’uomo deve pagare per ciò che ha combinato. Deve restare in carcere”. Per lui e per sua moglie è un dramma che si ripete. Dodici anni fa Giulio, il loro primogenito, in moto, era stato investito da un furgone. E da allora è rimasto paralizzato. Ma dopo quel tragico episodio suo fratello si era rimesso in sella, senza paura, continuando a coltivare l’amore per le due ruote, una passione di famiglia.

“Matteo è fatto così”, racconta Silvia, la cugina. “Uno spirito libero. Con numerose passioni: il nuoto, la montagna. A tre anni aveva già gli sci ai piedi”. Lei ha fiducia: Matteo – dice – si riprenderà. “Mi piacerebbe credere nello stesso modo anche nella giustizia, ma ora non riesco. Non so cosa sia successo davvero a Condove. La dinamica dell’incidente la conoscono solo Matteo, la sua ragazza che però non può più raccontarlo e quel delinquente che li ha travolti. E che, in passato, aveva già travolto altre persone”. Sette anni fa, infatti, a Moncalieri, De Giulio, ubriaco, era stato protagonista di uno scontro in strada Genova. Ed era stato arrestato perché si era scagliato contro gli agenti che lo avevano fermato.


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