ROMA – “Sono più addolorato per Chiara che per mio figlio. Lui merita l’ergastolo”: a dirlo, in un colloquio con Giulio Mancini del Messaggero, è Gianfranco Falcioni, padre di Maurizio, il muratore italiano di 35 anni, con piccoli precedenti per droga, arrestato lo scorso febbraio con l’accusa di tentato omicidio per aver picchiato la compagna disabile di 19 anni, Chiara Insidioso Monda, fino a farla finire in coma.
“Se gli dovessero dare l’ergastolo sarò più contento, se lo merita per ciò che ha combinato. Certo, ho vissuto in prima persona con mia moglie ciò che conferma il medico, ovvero che la droga e l’alcol hanno distrutto la personalità di Maurizio. Ma quello che ha fatto è gravissimo, a Chiara voglio bene come a mia figlia che ha 25 anni”.
Lui quella giornata non l’ha mai dimenticata, e si dispera anche perché suo figlio non si è mai pentito di quello che ha fatto. Ora Maurizio Falconi rischia l’ergastolo. Ha confessato di averla picchiata a sangue per gelosia, dopo aver visto sul suo cellulare il messaggio di un amico. Chiara è ancora ricoverata in coma in un letto dell’ospedale San Camillo.
La difesa dell’uomo punta sul riconoscimento dell’incapacità di intendere e volere, che porterebbe, con il rito abbreviato, anche alla riduzione di un terzo della pena.
Al momento la perizia dello psicologo di parte Marco Tinesi sostiene questa tesi:
“Ritengo che il frequente abuso di sostanze (droga e alcol) non abbia fatto che peggiorare una struttura di personalità fragile già minata dalle condizioni sociali ed economiche precarie. All’interno di questa complessità è possibile presupporre che il signor Falcioni Maurizio al momento del fatto non fosse in grado di intendere e di volere”.