Mauro Floriani: “Io 2 volte con baby squillo ma pensavo fosse maggiorenne”

Mauro Floriani: "Io 2 volte con baby squillo ma pensavo fosse maggiorenne"
Alessandra Mussolini e Mauro Floriani (Foto Lapresse)

ROMA – “Sì sono stato con una baby squillo, due volte. Ma pensavo fosse maggiorenne“: alla fine Mauro Floriani è crollato, sapeva di non poter più mentire di fronte alla lista di telefonate e messaggi. Il manager ha confessato e ha ammesso di essere stato a letto con la più grande delle due, la sedicenne, proprio nell’appartamento di viale Parioli, 190, quello dal quale è partito lo scandalo che fa tremare tutta Roma.

Due volte, solo due volte, ha giurato al procuratore aggiunto Maria Monteleone e al pubblico ministero Cristiana Macchiusi, che lo hanno interrogato. Ma, scrive Maria Elena Vincenzi sul quotidiano la Repubblica che, secondo gli accertamenti dei carabinieri, ci sarebbero:

diverse telefonate ed sms, tutti intercettati nel mese di ottobre. Chiamate e messaggi per accordarsi su orari, luogo e date degli incontri. Ma le indagini dimostrano che le frequentazioni sono iniziate a luglio. E che gli appuntamenti sono stati più di due.

L’ex capitano della Guardia di finanza, poi supermanager di Trenitalia, messo alle strette ha rivelato quel che non si poteva più negare. In quella lista clienti ci è finito come tutti gli altri nomi: ha risposto a un annuncio che le due prostitute-bambine avevano postato sul sito bakekaincontri.it.

“Ma sul sito c’era scritto che avevano 19 anni – ha subito messo le mani avanti – e io mi sono fidato: ho sempre pensato che fossero maggiorenni”. Ma la confessione del marito di Alessandra Mussolini non sembra convincere i pm che lo accuserebbero proprio di prostituzione minorile. Forti, forse, di ulteriori elementi che possiedono contro di lui.

Intanto Mussolini, che sarebbe tornata a vivere a casa della madre, si è detta “distrutta” dalla bufera mediatica e umana che ha travolto la sua famiglia. Lei e Floriani hanno tre figli. Per questo il Garante per la Privacy è intervenuto per chiedere il rispetto della vita privata della senatrice e della sua famiglia.

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