Mediaset, Carlo Federico Grosso: “Berlusconi non andrà in carcere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Luglio 2013 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
Mediaset, Carlo Federico Grosso: "Berlusconi non andrà in carcere"

Mediaset, Carlo Federico Grosso: “Berlusconi non andrà in carcere” (Foto LaPresse)

ROMA – “Comunque vada Silvio Berlusconi non andrà in carcere“. A dirlo è Carlo Federico Grosso, che in un’intervista al Messaggero spiega perché il leader del Pdl, anche se condannato in Cassazione il 30 luglio, non andrà in prigione. Una condizione di cui Berlusconi, che ha detto che andrà in cella, è ben consapevole secondo Grosso, che è professore ordinario di diritto penale all’università di Torino ed ex vicepresidente del Csm.

Grosso spiega a Silvia Barocci del Messaggero che anche se condannato, Berlusconi non andrà in cella:

“Innanzitutto diciamo che tre anni sarebbero coperti dall’indulto. L’ordine di carcerazione non verrebbe emesso, anche in ragione dell’età avanzata. Potrebbe chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali o le misure alternative. Per un caso analogo, quello di Sallusti, il procuratore di Milano, Bruti Liberati, applicò la detenzione domiciliare (prevista dalla legge “svuota carceri” di Alfano del 2010, ndr), senza che il direttore del Giornale ne avesse fatto richiesta. Fu una decisione innovativa, ed è un precedente”.

Secondo Grosso la sentenza della Cassazione potrebbe arrivare già in due o al massimo tre giorni e gli scenari possibili sono tre:

“La prima ipotesi è la più radicale, e prevede la conferma della condanna per l’ex premier a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici. In carcere, però, non ci andrebbe, come ho appena spiegato. La seconda ipotesi prevede l’annullamento della condanna”.

Il terzo scenario, per Grosso, è quello dell’annullamento ed il rinvio:

“Se la Corte di Cassazione accogliesse uno dei motivi di ricorso rilevando un vizio in diritto, potrebbe rinviare alla Corte di Appello di Milano perché ridefinisca la sentenza. Ho letto, ad esempio, che la difesa punterebbe alla rideterminazione della natura del reato, sostenendo che non si tratti di frode fiscale ma di dichiarazione infedele. Il processo potrebbe retrocedere addirittura in primo grado”.

Tra legittimi impedimenti e leggi come il Lodo Alfano, spiega Grosso, il processo Mediaset per Berlusconi ha preso una strada “estremamente tormentata”:

“Se la Corte ravvisasse vizi formali o motivi di nullità, potrebbe far tornare il processo finanche al punto di partenza. Uno dei due reati, quello relativo alla frode fiscale del 2002, si prescriverebbe. Quello del 2003 rischia di prescriversi (tra luglio e settembre del 2014, ndr) a seconda della celerità del processo di rinvio. Se la pena scende sotto i tre anni, cade pure l’interdizione”.