ROMA – I medici di tutta Italia minacciano uno o più giorni di sciopero a ottobre, oltre a sit-in e manifestazioni per via del mancato rinnovo del contratto di categoria.
Carlo Palermo, segretario dell’Anaao Assomed, durante la conferenza stampa delle organizzazioni sindacali dei medici del Servizio Sanitario Nazionale ha annunciato: “La situazione è preoccupante e ci ha portato a interrompere le trattative al tavolo per il rinnovo del contratto. Proclamiamo lo stato di agitazione, verranno individuate giornate di sciopero, che potrebbero essere più di una, a ottobre”.
E’ prevista, sottolinea Palermo, “una grande manifestazione nazionale a Roma, sit in davanti all’Aran, al Parlamento e davanti le singole sedi delle Regioni”. Il momento per il Sistema sanitario nazionale, aggiunge “è critico”. “E’ in sottofinanzaimento e le notizie dal Governo non sono completamente rassicuranti: non si tratta solo di non avere tagli ma di incrementare i finanziamenti per permettere a tutti di accedere alle cure e permettere alle regioni di allargare le prestazioni, ma anche chiudere un contratto che è fermo dal 2010”.
Fino a oggi, l’interlocuzione per il rinnovo con Aran è andata avanti stancamente per molti mesi, in mancanza di una risposta sui nodi politici. “Il nostro contratto – sottolinea Palermo – non ha un finanziamento certo per il 2018, nessuna risposta sui fondi accessori, attraverso cui viene retribuita la progressione di carriera. Il rapporto di esclusività è fermo al 2000”.
Assunzioni e risorse per il rinnovo del contratto, ma non solo. I medici chiedono anche “dignità, professionalità, diritto al progresso di carriera ma anche a godere delle ferie”, spiega Alessandro Vergallo, segretario del segretario degli anestesisti e rianimatori (Aaroi-Emac). La mancanza di tutto questo ha un riflesso anche per la sicurezza dei pazienti.
“I decisori politici sono i veri mandanti delle aggressioni ai medici perché creano la situazione che provoca quella insoddisfazione e frustrazione che è alla base della violenza”. Questo accade perché “si è dato per scontato che la sanità funzioni a prescindere dalla valorizzazione dei professionisti che vi lavorano. “Servono risposte, altrimenti il servizio sanitario si inabissa”, conclude Aldo Grasselli, segretario dei veterinari del Servizio sanitario Nazionale SIVeMP.