ASCOLI PICENO – Dopo aver sentito le soldatesse, la caserma ‘Clementi’, quella di Salvatore Parolisi, ha deciso di aprire un’inchiesta su eventuali coercizioni o vessazioni nei confronti delle reclute da parte dei superiori, tra cui lo stesso Parolisi. Ne parla Meo Ponte su ‘Repubblica’. Al momento l’inchiesta interna alla caserma è staccata da quella, a Teramo, sull’omicidio di Melania Rea. Ma quella aperta sulla caserma “Clementi” di Ascoli Piceno potrebbe aiutare a comprendere il quadro all’interno del quale è maturato l’omicidio di Melania: potrebbe portare a galla il segreto che la vittima conosceva e per cui sarebbe stata uccisa.
Secondo ‘Repubblica’, nell’ambito dell’inchiesta nella caserma “Clementi”, tre militari del 235mo Reggimento Piceno sarebbero indagati con l’accusa di abusi sessuali. La smentita arriva però secca dal procuratore militare di Roma, Marco De Paolis: ”Non c’e’ alcun indagato. L’inchiesta e’ soltanto all’inizio”.
Il procuratore militare aveva confermato l’apertura di un’inchiesta da parte del suo ufficio sui fatti emersi dopo l’omicidio di Melania Rea, precisando che ”non si tratta di un’inchiesta su Parolisi, ma su cio’ che sarebbe avvenuto all’interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori”. Il magistrato ha quindi spiegato di voler ”approfondire alcune circostanze emerse finora” per stabilire se sono raffigurabili reati, in particolare quello previsto dall’art. 146 del codice penale militare di pace: ”Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri”.
La procura militare, in sostanza, vuole capire se da parte di uno o piu’ istruttori siano state attuate minacce nei confronti delle reclute anche per indurle, nel caso specifico, ad intrattenere relazioni o avere rapporti di natura sessuale. A questo fine, il procuratore militare De Paolis ha gia’ acquisito numerosa documentazione, fatto sopralluoghi, sentito alcune persone, tra cui i vertici della caserma, ma l’indagine entrera’ nel vivo nei prossimi giorni quando saranno convocate ”numerose” soldatesse che hanno svolto il periodo di addestramento ad Ascoli Piceno e che dovranno riferire sul comportamento adottato nei loro confronti dagli istruttori. Anche questi ultimi, ovviamente, saranno ascoltati, ”ma allo stato – ribadisce De Paolis – non c’e’ alcun indagato”.A quanto pare, Salvatore Parolisi, in carcere a Teramo con l’accusa di aver ucciso la moglie Melania, era uno di quelli che aveva avuto meno rapporti con le soldatesse che gli erano state affidate.
“Abbiamo accertato che ha avuto solo due relazioni”, spiegano gli investigatori sempre secondo Repubblica. “Con Ludovica con cui c’era un rapporto più stretto e con Rosa, un’allieva con cui è stato solo una volta. Ci sono però suoi colleghi che hanno avuto un’infinità di rapporti con le reclute”.
Per questo, numerose soldatesse della caserma di Ascoli saranno presto ascoltate dal procuratore militare di Roma Marco De Paolis. Il pm ci tiene però a precisare che “non si tratta di un’inchiesta su Parolisi, ma su ciò che sarebbe avvenuto all’interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori”. Il reato ipotizzato è quello previsto dall’art. 146 del codice penale militare di pace: “Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri”. La pena prevista è la reclusione militare fino a cinque anni.
I commenti sono chiusi.