Meredith, il giudice: “Amanda e Raffaele assolti, ma forse colpevoli”

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 6 Ottobre 2011 - 11:26 OLTRE 6 MESI FA

Amanda Knox (foto Lapresse)

PERUGIA – Non hanno commesso il fatto: la sentenza che ha assolto Amanda e Raffaele non ammette dubbi, la giuria ha optato per la formula piena. Ma il primo a non credere del tutto all’innocenza dei ragazzi è proprio il Presidente della Corte d’Assise di Perugia che li ha prosciolti, il giudice che ha presieduto la camera di consiglio e che ha guidato la giuria popolare verso il verdetto che conosciamo. “Liberi per non aver commesso il fatto: ma questa è la verità processuale, non quella reale. Che può essere diversa”: chissà come prenderà questa dichiarazione del giudice Claudio Pratillo Hellmann, la famiglia della povera Meredith. Che ha perso un congiunto, e, a questo punto è certo, non ha ottenuto giustizia. Continua il giudice Hellmann rivolgendosi proprio ai genitori di Meredith: “Credo che dal punto di vista del processo, la verità purtroppo rimarrà insoluta. Noi non possiamo condannare senza prove”.

Dunque la giustizia ha seguito il suo corso, rispettando le leggi, senza farsi influenzare dal clamore mediatico (lo ha rivendicato il giudice Hellmann), considerando solo le prove e le perizie inoppugnabili. E mancando l’obiettivo della verità storica: stabilire chi ha ucciso Meredith e perché. D’altra parte un magistrato deve obbedire alla Legge, con la lettera maiuscola: della verità e della giustizia, rigorosamente in minuscolo, in  questo mondo possiamo assaggiare qualche brandello. Tuttavia, l’atteggiamento perlomeno esitante rispetto alla verità processuale del giudice, solleva qualche perplessità non di secondo piano. E’ proprio lui a sostenere che “il dispositivo della sentenza non lascia margini di dubbio”, prima di guardarsi bene dal mettere una mano sul fuoco per i due ragazzi tornati alla libertà. Di regola, l’opinione di un giudice dovrebbe essere espressa solo con gli atti giudiziari. Pratillo Hellmann è sembrato incline a esprimere un’opinione su tutto, fuori dalla sua giurisdizione naturale.

Sui “quattro scalmanati” che hanno assediato il Palazzo di Giustizia, Pratillo è convinto che molto dipenda dalla nazionalità americana della protagonista, e quindi da risentimenti anti-Usa. Rispetto a Guede, non considera la condanna per omicidio in concorso con altri in contraddizione con quella da lui firmata e rimanda alle motivazioni della sentenza per comprendere bene. E’ sinceramente dispiaciuto per i colleghi pm che hanno visto crollare il loro impianto accusatorio. Di una cosa però è assolutamente certo: “Rudy sa chi ha ucciso e forse lo sanno anche i due ragazzi”. Con buona pace della formula piena.