FIRENZE – Amanda e Raffaele erano sul luogo del delitto quando Meredith veniva uccisa. Lo dice il pubblico ministero Alessandro Crini in aula per il processo d’appello bis.
“La sentenza di annullamento di un proscioglimento – ha detto Crini – ha un carattere particolare e fa apprezzare la tenuta di una sentenza di primo grado, in questo caso di condanna. La sentenza di prosciolgimento è annullata per una congerie complessa e articolata di rilievi, ne ho contati più di una quindicina, senza profili di incertezza. Il processo in una situazione come questa va riconsiderato tutto. La complessità dell’annullamento è un inedito nel momento in cui oggi si deve ridiscutere per l’ennesima volta, ma c’è un pezzo di prova che si è formato davanti a questa Corte: il contraddittorio tra le parti quindi dovrà essere più approfondito, come fosse la prima volta – ha detto il procuratore parlando della perizia dei Ris sul coltello considerato l’arma del delitto -. Non sarà semplicissimo ricostruire tutta la storia, ma si dovrà dare un orientamento al contraddittorio”.
“Il gestore internet ha spiegato come su quel computer, quella notte, si sia scaricato un film e ci sono stati aggiornamenti del sistema operativo. Insomma, nessuna interazione umana”. Il tema dell’alibi conduce, secondo Crini, anche alle testimonianze. “Il Curatolo ci consegna i due imputati in piazza Grimana con un orario compatibile con i fatti. E di questo non non si può tenere conto, anzi ve lo consegno più di ogni altro elemento. Lui essendo sempre presente in quella piazza conosceva tutti: la sua è una testimonianza di particolare precisione”.
L’analisi del racconto di Raffaele Sollecito, che disse che la sera dell’omicidio di Meredith Kercher era in casa davanti al computer, “costituisce un primo elemento per caratterizzare la cosiddetta falsità dell’alibi”, ha detto ancora il magistrato.
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