Messina: “Era già tutto previsto”. Giallo sull’allerta lanciato della Protezione Civile

TO051009EST_0041Una tragedia prevista o imprevedibile? Uno stato di allerta comunicato per tempo oppure no? Non si placano le polemiche dopo la tragedia di Messina che ha causato, ma il bilancio è ancora provvisorio, 24 morti e 38 dispersi.

Silvio Berlusconi, arrivato domenica nella città siciliana, ha affermato che il disastro «era stato previsto e nel nostro centro romano era previsto con anticipo».  Per il premier, quindi, l’avviso era stato dato «per tempo poi la precipitazione iniziata nelle prime ore del pomeriggio del primo ottobre è stata più intensa di quanto si prevedeva».

Dichiarazioni, quelle del presidente del Consiglio,  che accollano tutta la responsabilità dell’accaduto sulle amministrazioni locali e che hanno fatto infuriare, per motivi opposti, cittadini e amministratori.

Al centro della polemica, in realtà, ci sono i comunicati della Protezione Civile. Note che,  un po’ come l’oracolo di Delfi, si prestano a più di un’interpretazione.  Il 30 settembre, infatti, era arrivata una prima segnalazione: «avviso di avverse condizioni meteorologiche che prevede, dal primo pomeriggio di domani, giovedì 1 ottobre 2009, precipitazioni sparse, a prevalente carattere di rovescio o temporale anche di forte intensità, sulle regioni tirreniche centrali e sulle isole maggiori».

Il giorno successivo la Protezione Civile conferma l’allarme ma si limita a parlare di «stato di pre-allerta e criticità idrogeologica ordinaria». Che è un po’ come dire  “attenzione, piove e potrebbe piovere forte” ma non è certo la cronaca di un disastro annunciato.

E sul mancato allarme uno dei più infuriati è proprio il sindaco di Messina, al centro delle polemiche per una storia di cattiva gestione dei fondi per il territorio, che accusa: «L’unità di crisi l’ho chiesta io alle 19 di giovedì, quando già il nubifragio era in atto da una mezz’ora e semplicemente perché alcuni amici, che abitano a Giampilieri, mi hanno chiamato per dirmi che lì stava venendo giù tutto. In dieci minuti abbiamo fatto partire la macchina dei soccorsi e solo perché io, in una città che ha subito ben due terremoti in 100 anni, proprio l’anno scorso ho rifatto il piano della Protezione Civile».

E, anche se ci fosse stato un allarme chiaro, prosegue il sindaco, «che avremmo potuto fare: evacuare centomila persone? E dove? Perché a rischio, qui, continuamente c’è tutta la città e il suo comprensorio, mica solo Giampilieri e Scaletta Zanclea. Sta venendo l’inverno. Chissà quante di queste calamità naturali ci riserveranno i prossimi mesi e io voglio sapere da qualcuno che devo fare: ogni volta evacuare una città e dove le metto le persone? Se quei villaggi dovevano essere evacuati bisognava farlo dopo l’alluvione nel 2007, ma non l’hanno fatto».

Previsioni o no, insomma, emerge, dalle dichiarazioni del primo cittadino, uno sconfortante senso di impotenza delle istituzioni. E rimane soprattutto il fatto che, allarme chiaro o meno, la gestione della criticità, soprattutto nelle prime ore, è stata inadeguata.

Gestione cookie