Messina, il killer non è il nubifragio. Bertolaso: “Non c’è protezione contro l’abusivismo”

La gente di Messina, almeno parte della gente di Messina, ha organizzato una manifestazione di rabbia e protesta al primo imbrunire dopo la tragedia: tutti alle 19 sotto le sedi delle istituzioni. Il messaggio di convocazione è corso su Facebook, sui blog e anche a voce, per le strade. La rabbia è comprensibile, umana, inevitabile. E certamente colpevoli sono gli amministratori di quei Comuni, di quel pezzo di Sicilia? Ma solo gli amministratori?

Leggiamo quel che ha detto Guido Bertolaso: «Eravamo in allerta da giovedì mattina, di più non si poteva fare. O si fa una grande opera di messa in sicurezza del territorio nazionale o queste sono tragedie destinate a ripetersi. La Protezione Civile non può risolvere i problemi di dissesto idrogeologico creati dall’abusivismo». E l’abusivismo, il costruire dove se piove la terra cede e le case vengono giù come pezzi di Lego, il riempire di cemento il letto dei torrenti, l’asfaltare i canali di scolo naturali, tutto questo non lo fanno solo gli amministratori. Gli amministratori, i politici, benedicono tutto questo. Lo organizzano, ne traggono vantaggio, ci fanno sopra carriere e non di rado fortuna. Ma non sono solo loro a volerlo, loro vogliono quella che è purtroppo la volontà popolare, quel che vuole la gente. Spesso, drammaticamente, la stessa gente che oggi piange e grida.

Nella maggior parte dei Comuni d’Italia, tranne luoghi, soprattutto al Nord dove si governa con razionalità e civismo, se un’amministrazione nega permessi di costruzione, reprime e abbatte l’edilizia abusiva, destina fondi al risanamento del territorio, allora questa amministrazione viene elettoralmente punita, la gente non la vota più.

Nel Sud d’Italia è quasi la regola: la gente vuole che lo Stato stia il più lontano possibile dagli affari suoi, che nessuno si immischi, che nessuno vieti. Poi, quando la tragedia ineluttabilmente arriva, la gente grida che lo Stato “li ha lasciati soli”. Questo non assolve e non giustifica uno Stato assente e inadempiente. Ma c’è, nella devastazione del territorio, complicità tra classe dirigente e gente comune.

Non è una questione di verdi o di ecologisti o di Wwf, di amanti della natura o del cardellino. L’ecologismo italico è da tempo solo un monotono e ottuso coro di no a qualunque cosa, anche quelle utili. È però un fatto che un terremoto dell’intensità di quello che ha colpito l’Abruzzo in altri paesi fa meno danni e morti. Perchè in altri paesi non si costruisce sui vuoti lasciati dalle cave o con il cemento di sabbia. Sono le case ad uccidere, le case abusive e speculative, non il terremoto. E anche a Messina quei 14 morti che diventeranno alla fine di più, qui paesi allagati e disperati non vanno messi in conto al nubifragio. Vanno messi sul conto, come prezzo inevitabile di un modo di vivere collettivo, collettivamente accettato e praticato: la classe politica non ha nessun alibi per questa colpa, ma la classe dirigente è solo un alibi bugiardo per la gente comune che è vittima e carnefice di se stessa.

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