Accusato di omicidio volontario, Luigi De Domenico, 57 anni, è stato condannato a 22 anni (l’accusa ne aveva chiesti 25) dalla Corte d’assise di Messina per aver provocato la morte della sua compagna, S.G., avvocato, deceduta nel 2017, all’età di 45 anni, per aver contratto l’Aids trasmessole dall’uomo che le aveva taciuto di essere ammalato. Altre donne, anche loro contagiate, hanno testimoniato al processo, dichiarando che l’uomo aveva nascosto anche a loro di essere affetto da Hiv.
In un altro procedimento, ancora in corso, sono imputati tre medici accusati di aver contribuito a causare la morte della donna, non accorgendosi, per anni, dell’infezione da Aids e non disponendo specifici test.
Messina, condannato l’untore che non rivelò alla compagna di avere l’Aids
L’uomo, pienamente a conoscenza di essere malato, ha fatto un figlio con la sua compagna. Neanche quando ha saputo delle gravissime condizioni di salute della donna, le ha detto la verità, impedendole di ricorrere alle cure. L’uomo ha nascosto tutto nei quattro anni di relazione, finita nel 2008.
De Domenico nel 2015 era a conoscenza delle gravi condizioni della sua ex compagna e del disorientamento dei medici che non riuscivano a capire cosa avesse. Ma neanche allora disse nulla.
Inoltre, sempre in quel periodo, si fece inviare i referti, chiedendole di descrivere i sintomi che accusava, e suggerendole di curarsi con integratori.
L’inchiesta
Nell’inchiesta emergono le presunte responsabilità dei medici, imputati in un altro processo, che hanno avuto in cura la vittima nel 2015 e che, nonostante i sintomi collegabili all’Hiv, hanno ritenuto impossibile che la donna avesse contratto in qualche modo l’Aids. Quando si sono accorti della positività all’Hiv della paziente, un anno dopo l’insorgere dei gravi sintomi, era troppo tardi.
De Domenico è stato individuato soltanto grazie alla caparbietà della sorella della vittima, che ha scoperto tutto e presentato una denuncia. Dall’inchiesta è emerso che la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids. Alle persone che nei due decenni successivi hanno intrattenuto relazioni con lui, De Domenico ha sempre detto che la prima moglie era morta a causa di un tumore. De Domenico avrebbe avuto rapporti non protetti con altre cinque donne, quattro delle quali (compresa S.G.) contagiate.
Durante l’inchiesta i magistrati parlando dell’indagato lo hanno così descritto: “La sua spregiudicatezza manifestata dimostra l’assoluta refrattarietà rispetto a qualsiasi regola del vivere civile e l’assoluta noncuranza dell’altrui salute”.