CASAL PALOCCO (ROMA) – “Mi scusi, è lei Sesto Corvini?” e poi la raffica, sei colpi di pistola calibro 45. Spunta un testimone nelle indagini sull’omicidio di Sesto Corvini, l’imprenditore di Casal Palocco, ucciso mercoledì (9 ottobre) in via Alessandro Magno. Il testimone era al telefono con Corvini negli istanti dell’omicidio. Questo il racconto. Il delitto si è consumato alle 8,15. Corvini stava percorrendo via Nicanore di Alessandria quando è stato fermato da qualcuno sul ciglio della strada. Corvini accosta, spegne il motore e abbassa il finestrino. L’uomo, l’assassino si affaccia e chiede: “Mi scusi, è lei Sesto Corvini?” L’imprenditore accenna una risposta quando parte la raffica.
Gli inquirenti si concentrano anche sull’arma del delitto, una pistola calibro 45. Uuna pistola – come scrive Il Messaggero – “poco diffusa in Italia dove è stata vietata la vendita fino al 1996, perché considerata arma da guerra. Quel calibro, invece, è molto apprezzato nel mercato civile statunitense dove continua a far parte della dotazione di reparti speciali quali la Delta Force, i Navy Seals ed anche la Swat”.
La discarica e la camorra. Coincidenze o no, una settimana fa un consulente del tribunale aveva depositato la perizia che valutava i lavori di bonifica poco più di 800 mila euro, contro i 4 milioni pattuiti con l’impresa incaricata dal Consorzio di Casal Palocco. Corvini, inoltre, come riportato ieri dal Messaggero, si sentiva in pericolo. “Quella discarica attira l’attenzione della camorra” avrebbe confidato Corvini qualche tempo prima dell’omicidio.