MILANO – Prima ha dichiarato di aver conosciuto Ruby ad Arcore in occasione di una ‘cena elegante’. Poi però, passata poco più di un’ora, davanti agli stessi giudici ha fatto marcia indietro assicurando di non aver mai visto la giovane marocchina nella residenza brianzola di Silvio Berlusconi. Michelle Conceicao, sentita come testimone nell’aula del processo che si celebra a Milano a carico dell’ex presidente del Consiglio contraddice se stessa e smentisce i contenuti dell’intervista rilasciata alcune settimane fa al settimanale L’Espresso: in quell’occasione, la giovane brasiliana aveva assicurato di aver visto Berlusconi fare sesso con Ruby quando quest’ultima era ancora minorenne.
La versione fornita venerdì davanti ai giudici della IV sezione penale di Milano è totalmente diversa: ‘Non ho mai inconrato Ruby ad Arcore, l’ho conosciuta in un noto ristorante di Milano’. Dura la reazione del procuratore aggiunto Ilda Boccassini: ‘Le sue dicharazioni sono contraddette da dati documentali’, secondo il magistrato, la giovane potrebbe così rischiare un’incriminazione per falsa testimonianza. ‘La teste – ha detto la Boccassini rivolta ai giudici – oggi riferisce palesemente il falso’.
In un’intervista pubblicata nei giorni scorsi, tra l’altro, Conceicao aveva anche affermato di aver visto Ruby entrare nella camera da letto di Berlusconi. In altri passaggi della sua deposizione, la brasiliana, che si presentò fuori dalla questura l’oramai famosa notte in cui Ruby venne rilasciata dopo aver anche parlato al telefono con l’ex premier, ha raccontato di essere stata per la prima volta ad Arcore nel 2008 e che in quell’occasione l’aveva accompagnata ”ed invitata Lele Mora”. La brasiliana ha anche ricordato di essere stata nella residenza dell’ex presidente del consiglio ”nel 2009”. Quella volta ”mi accompagnò in macchina Giampaolo Tarantini, che quel giorno aveva un appuntamento con Silvio e quindi Silvio al telefono mi aveva detto che a Milano poteva passarmi a prendere lui”. La testimone ha inoltre affermato di non essere ”mai più andata ad Arcore”. Ma anche in questo caso l’aggiunta Boccassini le ha contestato che la cella del suo telefono era agganciata a quella di Arcore nel luglio 2010. Chiudendo la prima parte dell’esame testimoniale, Bocassini ha spiegato ai giudici ”allo stato ritengo superflue altre domande”.