Michi, il ragazzo che vive dopo 42 minuti col cuore fermo

Michi, il ragazzo che vive dopo 42 minuti col cuore fermo
Michi, il ragazzo che vive dopo 42 minuti col cuore fermo

MILANO – Per 42 minuti il suo cuore è stato fermo. E il suo corpo era intrappolato in fondo al Naviglio. Per 42 minuti Michi, 15 anni, è stato in una condizione molto più simile alla morte che alla vita. E quando i soccorritori lo hanno tirato su, liberandolo da quel mulinello che gli aveva imprigionato il piede, in un primo momento hanno pensato di dover comporre un cadavere. Lo hanno soccorso come si fa in questi casi, più per prassi che con speranza vera. E invece dopo 42 minuti quel cuore è ripartito.

Michi è di fatto tornato alla vita dopo 42 minuti. Una cosa che secondo i medici aveva una probabilità su un milione. Tanto lo deve alla sua età e al suo fisico resistente. E ora se le cose dovessero continuare ad andare come stanno andando mercoledì prossimo Michi potrebbe addirittura tornare a casa. Lo aspettano almeno due mesi di terapie neurologiche e riabilitative ma visto quello che ha passato la strada è in discesa.

La storia di Michi inizia venerdì 24 aprile con un tuffo maledetto nel Naviglio. Si butta e non riemerge. Passano i minuti, arrivano i soccorsi. Alla fine di minuti ne passano ben 42 prima che il corpo venga riportato a galla. A quel punto avviene qualcosa che somiglia molto a un miracolo: il ragazzo è vivo. Ma in coma. Arriva subito in ospedale e l’equipe di medici guidata da Alberto Zangrillo lo attacca  a una macchina, la Ecmo,  che si sostituisce al cuore e ai polmoni e permette la circolazione extracorporea. Le speranze di vederlo risvegliarsi sono quasi nulle. Ma Michi lotta e ce la fa. E il 20 maggio Michi inizia in qualche modo a comunicare con sua madre, quella che in quel mese di ospedale non si è mai staccata dal capezzale del figlio.

La comunicazione all’inzio è a gesti. Poi improvvisamente Michi parla. In tedesco. Chiede un bicchiere d’acqua alla mamma. I medici sanno che dopo 25 minuti sott’acqua i danni sono irreversibili. Nel caso di Michi non è così. Ora è in ospedale, sente musica in cuffia, capisce e parla. Ascolta i Two Fingers e parla prevalentemente in tedesco, lui che di lingue ne parla e ne conosce quattro. Adesso i medici sono ottimisti. Il percorso per un recupero completo è ancora lungo, ma in discesa. Nonostante quei 42 minuti a cuore fermo.

 

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