Migranti, altro barcone alla deriva: “Stiamo congelando”. La Libia gli ignora poi li salva

Migranti: altro barcone alla deriva nel Mediterraneo con 100 persone. Sos a bordo: "Stiamo congelando"
Migranti: altro barcone alla deriva con 100 persone. Sos a bordo: “Stiamo congelando” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Un altro barcone con 100 migranti a bordo è stato segnalato alla deriva nelle acque del Mediterraneo domenica 20 gennaio: dalla nave arrivano messaggi drammatici, in particolare uno “Stiamo congelando“. Ma la Libia ignora tutti gli sos provenienti dalla nave e dalle ong che si occupano della vicenda. Solo dopo molte ore e una serie di accuse anche in sede istituzionali la Guardia Costiera libica ha inviato una imbarcazione per recuperare i migranti alla deriva.

Dopo che Salvini aveva ribadito “che i nostri porti restano chiusi”. Che Di Maio aveva accusato Macron con un non meglio precisato “la Francia si finanzia il debito con gli investimenti in Africa”. E Palazzo Chigi aveva fatto sapere che i libici non rispondevano alle richieste di intervento (il barcone si trovava nelle acque territoriali di loro competenza). Cronaca di una (normale) assurda giornata nel Mar Mediterraneo.

Alarm Phone, il sistema di allerta telefonico utilizzato per segnalare imbarcazioni in difficoltà, ha segnalato il barcone a 60 miglia al largo delle coste di Misurata, in Libia. Il natante, che inizialmente non aveva chiesto aiuto, starebbe ora imbarcando acqua con le persone nel panico. A

“Presto non riuscirò più a parlare perché sto congelando”. E’ il drammatico racconto delle telefonate che Alarm Phone ha ricevuto  dai migranti in avaria su un barcone al largo di Misurata. “Sono nel panico – scrive il sistema di allerta -, il nostro staff sta cercando di calmarli, ma nell’ultima ora abbiamo sentito più volte persone urlare. La situazione è disperata”.

“Alle 10 di questa mattina – spiega Alarm Phone -, siamo stati avvertiti di un’imbarcazione con 100 persone a bordo che stava tentando di attraversare il Mediterraneo. Alle 11 abbiamo ricevuto la loro prima posizione.
Erano a 60 miglia al largo di Misurata (Libia), ma la situazione era calma e ci chiedevano di restare in standy, mentre tentavano di utilizzare un motore”. “Tra le 11:40 e le 12:20 – continua il sistema di allerta -, le persone hanno cominciato ad andare nel panico. Volevano che informassimo le autorità, ma non quelle libiche. Abbiamo fornito loro assistenza legale, spiegando che Libia e Italia avrebbero sostenuto la responsabilità libica per l’area in cui erano”.

“Alle 12:20 – si legge – abbiamo ricevuto una nuova posizione. Erano a 12 miglia più a est e avevano problemi di navigazione. Un bambino è incosciente o morto. Il natante sta imbarcando acqua. Chiedono aiuto, anche se questo potrebbe significare tornare in Libia”.

“14:10: sia Roma che Malta ci hanno comunicato che è Tripoli l’autorità responsabile (dei soccorsi – ndr). Finora non abbiamo ricevuto nessuna risposta da Tripoli e non siamo neanche sicuri che abbiano ricevuto i nostri messaggi”.

“14:20: Abbiamo chiamato diverse volte i 6 numeri di telefono della sala operativa di Tripoli – spiega la nota – Non sono raggiungibili. Esistono ancora? Abbiamo informato Malta e l’Italia e abbiamo ricevuto un settimo numero. Ma anche questo non funziona”.

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