ROMA – Un preavviso di appena 48 ore e poi i migranti hanno iniziato a essere spostati dal Cara di Castelnuovo di Porto. Il secondo centro di accoglienza più grande chiude per l’effetto del decreto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il Pd attacca il governo, sostenendo di promuovere “modi da lager”, mentre il parroco della città lancia un appello: “Non trattateli come bestie”. Entro il 31 gennaio il centro sarà completamente sgomberato e i migranti saranno spostati in altre strutture, mentre alcuni di loro hanno lasciato il Cara volontariamente.
Solo il 22 gennaio, sono stati 30 i migranti trasferiti in altre strutture in Basilicata e Campania. Altri invece hanno lasciato il centro da soli e alcuni sono stati avvistati alle fermate degli autobus diretti a Roma. Padre José Manuel Torres, parroco di Santa Lucia, ha dichiarato: “Siamo dispiaciuti e preoccupati. Chiediamo che non vengano trattati come bestiame”.
Quello di Castelnuovo di Porto è il secondo centro per rifugiati più grande d’Italia, lo stesso visitato da Papa Francesco il Giovedì Santo del 2016. Il parroco ha organizzato una marcia silenziosa per protestare contro la chiusura: “Con la marcia pacifica – spiega il parroco – vogliamo esprimere solidarietà a questi poveri ragazzi. Non sappiamo dove andranno a finire almeno 200 persone. Hanno voluto sgomberare il centro velocemente in modo un po’ misterioso: basti pensare che l’autista del pullman nemmeno sapeva dove doveva andare, forse in Basilicata”.
“Il Comune stava dando un segnale forte di accoglienza e integrazione che contrasta con l’idea generale di cacciare i migranti – aggiunge il religioso -. Ci preoccupano molto gli effetti del decreto sicurezza su coloro che non hanno ottenuto lo status di rifugiati e hanno i permessi umanitari in scadenza. Dove andranno?”. Uno di loro, Anthony, nigeriano, faceva il sagrestano in parrocchia. “Era bravissimo. E’ un dono che ci è stato tolto”.
Il Pd ha accusato il governo di avere “modi da lager”, come dichiarato dal deputato romano Roberto Morassut: “Con il processo di chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto che fino al 31 gennaio porterà a smantellare un’importantissima esperienza di integrazione e accoglienza costruita anno dopo anno in provincia di Roma, si preannuncia una vera e propria emergenza sociale, umanitaria e e perfino sanitaria. Quanto è accaduto al centro per gli immigrati di Castelnuovo di Porto non è degno di una nazione civile. Una delle strutture più importanti per l’accoglienza degli immigrati è stata sgomberata senza adeguato preavviso, sperando donne, uomini e bambini, secondo una modalità che ricorda i lager nazisti. Nessuno è stato avvertito per tempo, nemmeno il Comune: un vero e proprio blitz”.
Solo tre anni fa Papa Francesco – dice il Dem Bruno Astorre – entrando al Cara di Castelnuovo di Porto – dove il 24 marzo 2016 celebrò la messa del Giovedì Santo con il rito della lavanda dei piedi a 11 profughi e un’operatrice -, “diede a tutti noi, che innanzitutto siamo persone, esseri umani, un semplice quanto straordinario e fortissimo messaggio. Oggi, con la cultura del più forte sul più debole, non solo si sta calpestando quel messaggio, ma si supera il limite dell’umana dignità”.
Intanto il ministro Salvini continua a difendersi su Facebook: “Salvini deporta i bambini, i migranti: balle spaziali. Tutti gli ospiti che erano dentro e che hanno diritto saranno trasferiti con altrettanta generosità, perché se sei qui a chiedere asilo politico, non puoi pretendere di andare a Cortina. Se hai diritto rimani, altrimenti cominciano le pratiche perché tu torni da dove sei arrivato. Per il centro migranti più grande d’Europa, il Cara di Mineo, avvieremo la stessa procedura”.
Il ministro ha poi aggiunto: “Abbiamo fatto quello che avrebbe fatto buon padre famiglia. Era rimasto il secondo in Italia, in passato aveva accolto più di mille persone”. Si trattava di un palazzo Inail e “non c’era alcuni tipo di contratto”; si pagavano “un milione di euro di affitto all’anno più altri 5 per garantire l’accoglienza ai migranti. Si sono intanto ridotti gli sbarchi e dunque siamo arrivati a fare una scelta di normalità”.