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Migranti respinti illegalmente in Libia, Italia dovrà risarcire i danni a 5 eritrei

L’Italia dovrà risarcire i 5 migranti eritrei respinti illegalmente in Libia nel 2009. Cono circa 15mila euro di risarcimento a testa.

Sono arrivati all’aeroporto di Fiumicino cinque cittadini eritrei, cinque migranti respinti, a cui il Tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto a fare ingresso sul territorio. Dopo che l’Italia li soccorse con una nave della Marina militare nel mar Mediterraneo furono illegalmente respinti in Libia nel 2009.

Lo riferiscono in una nota Amnesty International Italia e Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che hanno celebrato e accolto l’arrivo giudicandolo “dall’eccezionale portata simbolica”.

I cinque eritrei sono parte di un gruppo di 89 migranti e richiedenti asilo ricondotti dalle autorità italiane in Libia. Poi esposti nuovamente a trattamenti inumani e degradanti, violenze e torture, secondo quanto riferito dalle associazioni. Sedici di loro, tutti cittadini eritrei, dopo aver attraversato l’Egitto e il deserto del Sinai, sono arrivati in Israele. Per circa dieci anni “sono rimasti bloccati nel Paese, dove il loro diritto a richiedere asilo non è rispettato”.

La condanna e il risarcimento danni

Il 25 giugno 2016 hanno promosso l’azione legale presso il Tribunale civile di Roma nei confronti della presidenza del Consiglio e dei ministeri degli Affari esteri, della Difesa e dell’Interno dello stato italiano. Il 28 novembre 2019, il tribunale ha dichiarato illegittimo il respingimento. Ordinato il rilascio di un visto di ingresso per permettere di accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale. Condannate anche le autorità italiane al risarcimento del danno. Danni materiali (quantificati in 15mila euro per ciascuno).

Dopo il periodo di quarantena, i cinque eritrei potranno avviare la procedura per chiedere all’Italia il riconoscimento della protezione internazionale. Nei prossimi mesi dovranno giungere in Italia anche altri tre migranti, oggi sostenuti dall’organizzazione non governativa Assaf. (Fonte Ansa).

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