ROMA – Una strage. Un gommone è affondato nella mattinata di venerdì 18 gennaio, al largo della Libia. E, secondo le prime ricostruzioni, i morti sarebbero almeno 117. A bordo del gommone, infatti,, dicono gli unici tre superstiti, c’erano almeno 120 migranti. Tra le vittime ci sarebbero anche donne e bambini. Gli unici tre migranti che sono riusciti a sopravvivere sono stati salvati dalla Marina Italiana. “Meglio morire che tornare in Libia” è una delle frasi che i tre migranti hanno ripetuto ai soccorritori.
Il gommone, secondo le prime ricostruzioni, è partito giovedì notte da Garabulli e dopo 10-11 ore di navigazione avrebbe cominciato a sgonfiarsi per poi affondare. I primi soccorsi, quelli della Marina Italiana, sono arrivati dopo tre ore.
Le ricerche, continuate per tutta la notte nella zona, non hanno per ora dato alcun esito.
“Purtroppo – dice Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – i contorni di questa tragedia sono molto più gravi di quello che sembrava all’inizio. C’era confusione sul numero delle persone a bordo, l’aereo della Marina aveva avvistato una cinquantina di persone, ma i superstiti ci hanno detto di essere partiti in 120”.
Un altro naufragio con 53 morti è avvenuto nei giorni scorsi. Lo riferisce l’Unhcr, che cita notizie diffuse da Ong, secondo cui la tragedia di migranti si è verificata nel Mare di Alborán, nel Mediterraneo occidentale.
“E’ stato riferito che un sopravvissuto – afferma l’Unhcr – dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell’imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati”.
Sarebbero almeno 170, quindi, i morti di questi due naufragi.
“Altri morti al largo della Libia – dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini sui social – Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere”.
Replicano le Ong: ” Le persone rischiano di affogare in un Mediterraneo svuotato da navi di soccorso. Nessun programma europeo di salvataggio in mare, Open Arms bloccata in Spagna, Sea Eye in cerca di un porto per cambio di equipaggio. Non possiamo coprire il Mediterraneo centrale da soli”.
E Cesare Fermi, responsabile Migration di Intersos, Ong a bordo delle navi della Guardia costiera fino a ottobre 2017, dice: “Con l’estromissione delle navi umanitarie delle Ong e il progressivo ingaggio della Guardia costiera libica il Mediterraneo si trova ormai sguarnito di soccorsi. Il naufragio di stanotte non è una disgrazia ma un vero cimine europeo. Ancora dopo anni muoiono bambini e donne nel mare e non esistono giustificazioni per queste immani tragedie”.
“Questa nuova terribile strage nel Mediterraneo ci dice quanto sia in grado di salvare vite la cosidetta guardia costiera libica, ci dice quanto sia grande la viltà e l’ipocrisia dei governi dell’Italia e dei Paesi Ue – afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni -. Ora Salvini potrà tranquillamente farsi un selfie sorridente in quello specchio di mare maledetto insieme a Serraj. Ma anche su di lui ricadrà per sempre la responsabilità di questi morti innocenti”.
Un altro soccorso è stato portato a termine dalla Sea Watch che ha preso a bordo 47 persone che si trovavano su un altro gommone.
“Ong – ha scritto Salvini su Twitter – ha recuperato decine di persone. Si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del ‘Salvini cattivo’.
“Sarà una coincidenza che da tre giorni c’è una nave di una ong olandese e tedesca che gira davanti alle coste della Libia e gli scafisti tornano a far partire barchini e barconi che poi affondano – ha detto Salvini – Se uno scafista, che è uno schifoso trafficante, sa che se mette in mare questi disperati c’è qualcuno che li aiuterà, continuerà a far quattrini. Quelli che si fingono buoni si rivelano aiutanti dei cattivi e quelli che vengono descritti come cattivi vogliono immigrazione regolare e ordinate. Le Ong pensano di far del bene, ma all’atto pratico non lo fanno”.