CATANIA -Uno spostamento di persone a bordo, che erano “un numero del tutto sproporzionato rispetto alle dimensioni dell’imbarcazione al lungo tragitto da compiere”, e “manovre errate compiute dal comandante del peschereccio nel tentativo di accostamento al mercantile”.
Sarebbe stata questa combinazione infernale, secondo la ricostruzione della Procura di Catania, a causare “la collisione e il capovolgimento” di un barcone in legno lungo 21 metri nel Canale di Sicilia, il 18 aprile del 2015, dove sono morte oltre 700 persone e che nei prossimi giorni verrà recuperato.
I sopravvissuti sono stati soltanto 28, due dei quali sono sospettati di essere gli scafisti identificati grazie a indagini della guardia costiera e di polizia di Stato, Sco di Roma e squadra mobile di Catania.
Imputati per quella che è la più grande tragedia del mare di migranti nel Mediterraneo sono Mohammed Alì Malek, di 28 anni, che sarebbe il ‘capitano’ che, secondo la Procura, “con la sua imperizia nelle manovre” avrebbe “causato la collisione” con la nave dei soccorritori, il mercantile ‘King Jacob’, provocandone “l’affondamento in pochi minuti” e un componente dell’equipaggio, un siriano di 26 anni, Mahmud Bikhit, il ‘mozzo’ “con il compito di tenere i contatti con gli organizzatori libici e coadiuvare il ‘capitano’ facendo eseguire le sue disposizioni a bordo”.
I due, che si proclamano innocenti, sostenendo di essere stati soltanto dei passeggeri, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Al ‘capitano’ sono contestati anche l’omicidio colposo plurimo e il naufragio. La Procura distrettuale di Catania ha chiesto e ottenuto dal Gip il giudizio immediato. I legali dei due imputati, gli avvocati Massimo Ferrante e Giuseppe Ivo Russo, hanno fatto richiesta di rito alternativo.
Malek e Bikhit saranno processati col rito abbreviato. Il procedimento si celebra davanti al Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, che, dopo avere rigettato la richiesta di acquisire la scatola nera del mercantile ‘King Jacob’, ha aggiornato l’udienza al prossimo 17 maggio. Nel processo si sono costituiti parte civile due migranti, all’epoca dei fatti minorenni, che sono stati tra i sopravvissuti.