MILANO – Detenuti e agenti penitenziari al buio nel carcere minorile Beccaria di Milano. Un blackout avvenuto lunedì mattina, tra le 7 e le 11, ha tenuto tutti in ostaggio per quattro ore, scatenando non pochi problemi. Tutta colpa di un topolino che ha rosicchiato i figli della cabina elettrica mandando in corto circuito l’impianto.
Giuseppe Merola, segretario regionale del sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria, ha detto al quotidiano Il Giorno:
“Da mesi denunciamo la situazione di emergenza medico-sanitaria che affligge il Beccaria. Questo è solo l’ultimo incredibile episodio accaduto negli ultimi mesi. In questo istituto vivono ormai colonie di roditori che hanno trovato il loro habitat ideale, a causa dei rifiuti che spesso i reclusi gettano dalle finestre e delle pessime condizioni sanitarie in cui versa la struttura”.
Disagi sia per gli agenti che per i detenuti: quattro ore di afa, senza neppure il sollievo di un ventilatore e ritardi in mensa, dove è stato impossibile assemblare i pasti fino alla tarda mattinata. Intorno alle 11 i tecnici di A2A sono infine riusciti a ripristinare la fornitura di energia elettrica.
Merola sempre al Giorno ha spiegato:
“La situazione è grave da gennaio di quest’anno nei mesi scorsi sono stati avvistati dei topi di grosse dimensioni non solo nelle aree all’aperto ma anche all’interno, nell’ufficio del capoposto e in quello del comandante. È solo fortuna se nessuno è stato ancora morso da una pantegana. Sono già stati fatti dei sopralluoghi dai tecnici dell’Ats ed avviati programmi di derattizzazione ma senza successo. Oggi si è superata la linea.
Ci appelliamo al sindaco Giuseppe Sala. In quanto autorità sanitaria locale deve intervenire con urgenza perché sia garantito il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza dell’istituto penale dove vivono reclusi minorenni e lavorano agenti. Chiederemo anche nuove ispezioni sanitarie all’ex Asl nonché l’intervento dei Nas dei carabinieri se il problema non si dovesse risolvere a breve”.
Secondo Merola, il direttore in carica, Olimpia Monda, avrebbe “sottovalutato ampiamente la situazione che ora è degenerata”.