Biglietto dei vicini al dottore: “Basta andare al lavoro, ci contagi. E tieni lontani i tuoi figli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Maggio 2020 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA
Biglietto vicini dottore: "Basta andare al lavoro, ci contagi". Vogliono che lasci morire i suoi pazienti

Biglietto vicini dottore: “Basta andare al lavoro, ci contagi”. Vogliono che lasci morire i suoi pazienti (Foto Ansa)

MILANO – “Basta andare al lavoro, ci contagi. E tieni i tuoi figli lontani dall’ascensore”. Questo i bigliettini dei vicini di casa di un medico, vicini che evidentemente vogliono che l’uomo non vada più al lavoro, facendo morire i propri pazienti.

Il medico, un geriatra che ha due figli piccoli e si è ammalato lavorando in una Rsa di Milano ha risposto amaramente: “Prima ci dipingevano come supereroi, d’un tratto diventiamo untori che diffondono il virus? Lo stigma sociale è pericoloso, porta la gente a nascondersi”.

Nel biglietto infilato nella casella delle lettere del medico si legge: “Qui abitano anziani, attento. Potresti prenderlo di nuovo, il covid. Smettila di andare a lavorare”.

Passano pochi giorni, lunedì trova un altro messaggio: “Tienili a casa i bambini, lontani dal cortile e dall’ascensore”.

“Siamo professionisti al servizio della collettività – spiega il medico – e allo stesso tempo anche potenziali fonti di contagio. Ma sappiamo meglio di chiunque altro le precauzioni da usare.

Teniamo sempre guanti e mascherine, rimaniamo a distanza di sicurezza. Non intendo irridere le paure altrui ma voglio essere chiaro: sono timori irrazionali.

Lo stigma sociale, se isola le famiglie, può tra l’altro comportare maggiori difficoltà a controllare il contagio. Potrebbe spingere le persone a nascondere la malattia o non chiedere subito aiuto per evitare possibili discriminazioni”.

Contattato da Elisabetta Andreis per il Corriere della Sera il medico aggiunge: “Il nostro è un condominio cordiale. A marzo però il virus è entrato nella Rsa dove lavoro, io l’ho preso in forma piuttosto seria e l’ho passato purtroppo anche alla mia compagna, mentre i bambini non hanno mai avuto sintomi”.

Tutti e quattro hanno trascorso più di un mese a casa, tra malattia e quarantena: “I vicini, straordinari, ci portavano la spesa, e quei momenti rendono ancora più difficile sopportare il voltafaccia”.

Una volta tutti sani e non infetti, sono scesi in cortile, dopo tanto tempo. “Ero reduce da un massacrante turno di notte in Rsa, ci siamo goduti un momento d’aria con i bambini. È stato questo che ha scatenato la psicosi degli autori del biglietti?

Com’è che d’improvviso i vicini sgusciano via e ci guardano con sospettoso distacco? Non uno che ci abbia chiesto come stiamo, se ci siamo del tutto ripresi”. (Fonte Il Corriere della Sera).