Milano, i pazienti del San Paolo: “Non vogliamo il boss ricoverato qui”

MILANO – I pazienti dell’ospedale San Paolo di Milano si ribellano: non ce la fanno più, riporta Repubblica, a convivere con i detenuti in regime 41 bis che vengono ricoverati lì.

In particolare i malati mal sopportano la presenza nell’ospedale del “boss” calabrese settantenne Giuseppe Nirta, da più di mille giorni ricoverato in cardiologia. Il suo ricovero è stato deciso dai magistrati calabresi, e i vertici dell’ospedale, scrive Repubblica, non possono che “obbedire”:  “Abbiamo anche sollecitato una dimissione del paziente, ma in assenza di nuove direttive abbiamo le mani legate”, dicono al quotidiano.

Intanto però da un conto fatto proprio dall’ospedale sul costo del ricovero di Nirta, che occupa una stanza destinata ai ricoveri pagati dai pazienti, risulta che il totale sino ad ora si aggiri sui 600mila euro. Soldi che l’ospedale non può incassare dalla Regione fintanto che il paziente non viene dimesso.

E’ dal 2010 che l’ospedale San Paolo riceve tra i suoi pazienti i detenuti malati delle carceri del milanese, cioè San Vittore, Bollate e Opera. All’interno c’è proprio una sezione penitenziaria con 15 letti, e tra poco, scrive Repubblica, verranno aperte due stanze di massima sicurezza riservate ai detenuti sottoposti al 41 bis.

Ma su questo ampliamento i sindacati autogestiti Usi e Usb hanno convocato un’assemblea pubblica per la sera di mercoledì 21 marzo. “Il problema è come garantire la sicurezza dei pazienti e dei lavoratori senza però trasformare l’ospedale in un fortino militare – spiega Pino Petita, responsabile dell’Usi – i carcerati hanno il diritto di essere curati ma la ‘militarizzazione’ del San Paolo rischia di avere un impatto negativo su chi viene a farsi curare da noi”.

 

 

 

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