Milano, prof di musica palpeggiava le alunne. Sotto inchiesta

Con l’accusa di aver molestato quattro delle sue allieve, tra i 15 e i 16 anni, che avrebbe non solo palpeggiato ripetutamente, ma anche importunato con apprezzamenti “espliciti e volgari” sul loro fisico che, un insegnante di musica di un istituto tecnico di Milano è finito sotto inchiesta per violenza sessuale aggravata.

Le indagini, coordinate dal pm Giovanni Polizzi, sono state da poco chiuse in vista della richiesta di rinvio a giudizio e ora il docente, un quarantenne precario trasferitosi dalla Sicilia, che non è ancora stato sospeso dal Provevditorato, ha chiesto di farsi interrogare per chiarire la vicenda.

Vicenda che è venuta a galla l’anno scorso dopo che le quattro studentesse si sono rivolte alla psicologa della scuola perchè “turbatè da quel che avevano subito e stavano subendo durante l’anno scolastico 2008-2009. Da lì la segnalazione del preside in Procura e le audizioni delle giovani vittime, dei loro genitori e anche della stessa psicologa.

Secondo i racconti delle allieve, l’insegnate, incapace di stare al posto suo, avrebbe allungato le mani – nei confronti di una in modo anche pesante -, e le avrebbe accarezzate, facendo scivolare la mano fino al sedere, in particolare sulle scale della scuola, quando la classe, tutte femmine eccetto un solo maschio, si trasferiva da un’aula all’altra per le lezioni.

Inoltre, con la scusa di voler appurare come riuscivano a danzare tenendo il ritmo della musica, il professore aveva costretto le quattro adolescenti che avrebbe preso di mira a ballare in classe facendo, però, davanti alle altre apprezzamenti poco consoni al suo ruolo. Per aver, quindi, abusato “della propria qualità di docente” e della inferiorità psichica delle allieve che “gli erano state affidate per ragioni di istruzione” e che aveva costretto, invece, a subire atti sessuali, l’insegnate di musica rischia il processo.

Al momento, in vista dell’interrogatorio di settimana prossima, il suo difensore ha depositato una memoria in cui ha sostenuto che il suo era un comportamento bonario e che nei suoi gesti non c’è stata alcuna malizia.

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