Milano, protesta a 60 metri di altezza: scesi dalle gru i due operai Raimondi

Sono scesi dalla gru i due operai della Raimondi Gru di Legnano che erano saliti, nella prima mattinata, per protesta dopo che erano scaduti i termini della cassa integrazione e non era stata firmata la cassa in deroga. I due sono scesi con l’aiuto dei vigili del fuoco dopo che era stata mostrata loro la documentazione, firmata dal Tribunale, che, di fatto, sblocca la cassa in deroga per altri sei mesi, dopo il concordato preventivo raggiunto dall’azienda nel 2009.

I lavoratori sono stati messi in cassa dopo l’acquisto, l’anno scorso, della Raimondi da parte del gruppo Ramco del Qatar che ha assorbito solo 40 dei 61 dipendenti. Per gli altri 21 si è aperto un periodo di cassa integrazione straordinaria con la promessa di essere assorbiti in tempi brevi, quando il mercato fosse ripartito.

Sono stati i sindacalisti della Fiom a dare la notizia spiegando che il tribunale non voleva firmare «per un cavillo» l’accordo per la cassa in deroga. E fanno un appello al presidente della Regione Formigoni: «Tocca alla regione Lombardia e al suo presidente intervenire perché ai 21 della Raimondi Gru, e a tutti i lavoratori che potrebbero trovarsi nelle loro condizioni, venga consentito di non finire sulla strada – si legge in un comunicato della Fiom meneghina – Emilio e Antonio hanno deciso di salire sulla gru che hanno costruito e che sta proprio davanti all’ufficio del presidente per chiedere a Formigoni di intervenire sul caso kafkiano che li riguarda direttamente, non solo per loro ma perché non diventi un precedente che penalizza i lavoratori».

Il Tribunale fallimentare di Milano, cui spetta concedere l’autorizzazione per accedere all’ammortizzatore sociale, si rifiuta di firmare – continua la nota – perché la cassa in deroga incide sul Tfr di cui un’azienda fallita non può farsi carico e lavoratori e sindacato decidono di rinunciare temporaneamente alla quota di Tfr per poter accedere dalla cassa in deroga che è indispensabile per dare una possibilità di rientro al lavoro ai 21 dipendenti. Il giudice ha risposto che questo non è possibile perché i lavoratori non possono rinunciare a qualcosa di cui non hanno ancora diritto, spiega la Fiom, ricordando che «sulla base della normativa regionale, alla cassa in deroga possono accedere una serie di soggetti, comprese le realtà fallite e dunque deve essere esigibile da tutti questi soggetti, senza che un cavillo burocratico o la libera interpretazione di un giudice la possa bloccare».

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