Milano: rischia la chiusura l’ambulatorio gratuito per immigrati

MILANO – «Siamo partiti con una provocazione e un obiettivo: dimostrare che si possono curare immigrati senza permesso di soggiorno a costo zero e chiudere la nostra struttura il prima possibile». Sono le parole di Sandra, co-fondatrice dell’Ambulatorio Medico Popolare di via dei Transiti, 28 a Milano. «Purtroppo» continua «dopo 15 anni siamo ancora aperti. E purtroppo, siamo ancora utili alla società nonostante vogliano farci chiudere». Nato nel 1994, l’Ambulatorio Medico Popolare milanese offre consulenza medica, visite, consultorio, assistenza contro gli abusi psichiatrici ed è un punto di riferimento per la comunità straniera meneghina. Ma il 29 settembre scorso era stato previsto lo sgombero del centro occupato 17 anni fa, visto che la proprietà non concorda con l’uso fatto della struttura. «Pensare» dicono i gestori dell’Ambulatorio «che in tutti questi anni abbiamo effettuato molte migliorie ai locali e beffa delle beffe, nonostante l’uso sociale fatto degli spazi, ora dovremmo anche risarcire 15mila euro al proprietario!».

Tra via Monza e via Padova, il centro è situato in una zona popolatissima da stranieri e che è stata anche al centro dei conflitti razziali meneghini scoppiati l’anno scorso. Un ruolo, il suo, che è stato sicuramente pro-attivo: non solo assistenza medica, ma anche presenza nelle battaglie per una sanità pubblica e per i diritti dei migranti. Ed è forse anche per questa partecipazione attiva che oggi l’Ambulatorio è scomodo: «A partire dalla riforma Formigoni del 2001 sono stati stanziati tanti soldi per i privati (come nella Clinica Santa Rita)» continuano i gestori «e per il pubblico invece ticket onerosi e chiusura progressiva di servizi di grande impatto sociale. Come consultori, area dell’handicap e del disagio psico-sociale, Aids e tossicodipendenza». Per questo, concludono, «non vogliamo corsie preferenziali visto che l’amministrazione cittadina è cambiata: non intendiamo chiedere trattative o comodati, ma piuttosto che finalmente si prenda atto di quanto stia pesando nella vita delle persone il cambiamento del sistema sanitario nella nostra regione da “servizio” ad “azienda”».

I risultati del centro sono eloquenti: trenta visite gratuite a settimana, cinquemila persone visitate – migranti e non – decine di incontri informativi e formativi sui diritti sanitari dei migranti nelle scuole di italiano, e nelle scuole superiori sulla contraccezione e sulla salute delle donne. Non solo. L’Ambulatorio ha creato un centralino telefonico contro gli abusi psichiatrici; l’accompagnamento agli sportelli; l’assistenza, anche legale, a donne in difficoltà o a persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio (sotto il cappello degli avvocati del Punto San Precario).

Il 29 settembre è stato organizzata dai gestori un concerto itinerante nel quartiere di residenza e il giorno dopo una cena sociale: artisti e creativi si sono mossi spontaneamente per difendere il centro che supporta da vent’anni italiani e stranieri. Senza contare la funzione fondamentale di assistenza ai migranti senza permesso di soggiorno, che altrimenti – in base alle disposizioni normative nazionali sull’immigrazione – non potrebbero neanche accedere alle cure di base. Eppure, solo a Milano, si tratta di migliaia di esseri umani che lavorano, studiano e vivono come qualsiasi altro residente.

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