Milano, scuole chiuse il sabato per risparmiare. Più contrari che favorevoli

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Settimana corta a scuola, Milano divisa (foto LaPresse)

MILANO – Sabato a casa e dal lunedì al venerdì la “lunga” in classe: fino a sette ore di lezioni. E’ la proposta che hanno ricevuto le scuole di Milano, ed è una proposta che divide Istituti, presidi, genitori e ragazzi. E al contrario di quanto possa sembrare a prima vista, anche tra gli studenti è più numeroso il partito dei contrari. Soprattutto perché qualità  della vita degli studenti e organizzazione della didattica, con l’operazione “scuola chiusa il sabato” non c’entrano assolutamente nulla.

La Provincia di Milano, infatti, vuole la settimana corta nelle scuole per risparmiare sui riscaldamenti. E sta di fatto che come racconta il Corriere della Sera, sul tema non esiste una linea unica. C’è la scuola che ha aderito tra le proteste dei genitori, quella che ha risposto “no grazie” contro il parere della propria preside. Ma c’è sopratutto un senso di confusione e di disagio generale: perché la proposta non va nella direzione di migliorare l’offerta formativa ma solo in quella di tagliare i costi.

C’è un problema di fondo: per tenere a casa gli studenti il sabato bisogna tenerli a scuola almeno fino alle tre tra il lunedì e il venerdì. Poi a casa, il pranzo, e di nuovo sui libri dopo le quattro. E giornata virtualmente finita. Va detto che comunque in diversi Paesi europei la situazione è già questa. Ma a Milano resta la divisione. Scrive il Corriere:

«Sette ore in classe a studiare materie come latino e greco matematica e filosofia? Improponibile», era stata immediata la reazione del preside del Berchet, Innocente Pessina, poi seguito da docenti e studenti. Al Beccaria decisione in settimana, «ma non per il 2013»: «La proposta comunque è inaccettabile per il triennio e con la scuola aperta a metà addio risparmio», spiega il preside Roberto Proietto. Il no è «per la didattica», dicono i presidi dei licei. «Per i nostri studenti è necessario anche lo studio individuale nel pomeriggio. Quindi non possiamo tenerli a scuola fino alle tre, fra l’altro senza mensa», è argomento condiviso, anche dal dirigente dello scientifico Volta, Roberto Silvani.

Al Marconi invece la proposta della Provincia è passata. Ma i genitori protestano. «Alcune sezioni hanno l’orario più lungo per il bilinguismo e i ragazzi dovrebbero stare in classe anche sette ore», spiegano le rappresentanti di una terza. Mentre allo scientifico Leonardo, che ha bocciato il sabato a casa, a protestare è la preside, favorevole. «Collegio docenti e consiglio d’istituto hanno respinto la richiesta della Provincia che invece è fattibilissima e andrebbe accolta per il bene comune, visto che i tagli alla spesa pubblica sono necessari», sostiene la dirigente Maria Concetta Guerrera.

 

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