Milano, egiziano accusato di 22 stupri: chiesti 122 anni di carcere

MILANO – Centoventidue anni di carcere per 22 stupri. E’ la richiesta, piuttosto insolita, per un uomo egiziano arrestato e processato a Milano per 22 casi di violenza sessuale a sconosciute approcciate per strada. A fare notizia, ora, è la richiesta del pubblico ministero, che rappresenta l’accusa contro l’egiziano: 122 anni di carcere, che si ottengono sommando, una a una, le pene previste per i singoli casi di violenza di cui è accusato, ben 22. Ora la parola passa al giudice che dovrà emettere la sentenza, ma quasi sicuramente non verrà accolta la richiesta del pm. Il codice penale infatti livella a un massimo di 30 anni qualunque altra pena teorica.

E considerato che l’imputato ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, in caso di condanna, la pena verrà ulteriormente tagliata di un terzo. Risultato: dei 122 anni anni richiesti sconterà al massimo 20 anni. Sameh el Melegy, 29 anni, è imputato per aver avvicinato e violentato donne sconosciute a Milano, nelle zone più disparate: San Babila, piazza Duomo, le vicinanze del tribunale, Porta Genova, Ticinese, via Imperia, viale Romolo, via Nervesa, via Boncompagni, la metropolitana a San Donato. E’ accusato di violenze contro giovani che facevano footing sotto casa di sera, studentesse col fidanzato fuori da un locale, ragazze incaute nel bere troppo o cercare droga di notte. L’uomo è stato riconosciuto dalle vittime perché si avvicinava con una bicicletta dal parafango rialzato, simile  a un alettone.

La ricostruzione dei fatti da parte del pm ha reso pressoché impossibile per l’uomo negare i rapporti, anche se la sua strategia difensiva sosteneva si trattasse di rapporti consensuali. Ora l’accusa ha chiesto 122 anni di carcere secondo un principio spiegato dal Corriere della Sera:

Nella maggior parte dei casi, infatti, è invalsa una prassi che suole estendere l’istituto della continuazione fra reati, in base al quale chi con più azioni commette più reati, ma lo fa nel quadro di un medesimo disegno criminoso, viene punito non con il cumulo matematico delle singole pene che totalizzerebbe per i singoli reati, ma con la pena stabilita per il reato più grave, aumentata solo di frazioni singole che però non possono superare il triplo della pena massima. Nel caso dello stupratore in bicicletta e delle 22 aggressioni disseminate nel corso di un anno, i pm – anche sulla scorta di un’analoga richiesta accolta di recente dalla giudice Annamaria Gatto che non aveva dato la continuazione a un imputato di due stupri – chiedono di escludere che le varie violenze e le annesse rapine di portafogli e cellulari possano essere inquadrate in un «unico disegno criminoso», e perciò propongono alla giudice di negare la «continuazione» tra i reati e farne invece il cumulo aritmetico, secondo un elenco che tira le somme appunto a quota 122 anni di carcere teorico.

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