Milano, tassista picchiato perché interista. Aveva nominato il “triplete”…

Milano, tassista picchiato da tifosi milanisti perché interista
Milano, tassista picchiato da tifosi milanisti perché interista

MILANO – Un tassista, a Milano, è stato picchiato, con cazzotti e perfino morsi, da tre clienti perché interista. Ora i carabinieri stanno indagando sull’episodio grazie alle prove visive e audio che la telecamera del tassista ha registrato.

Come racconta Giacomo Valtolina sul Corriere della Sera,

sulla Prius di Oreste, il tassista, salgono quattro persone: tre neri, due uomini e una ragazza, e un bianco. Tutti italiani attorno ai 30 anni. Destinazione, quartiere Isola, poche centinaia di metri di distanza oltre la cerchia dei Bastioni. «Discutevano tra loro, io ascoltavo la radio – racconta Oreste -. A un tratto ho sentito uno dei clienti parlare dell’anno 2010; diceva che fu un anno felice per lui. Così sono intervenuto, dicendo che era stato felice anche per me: fu l’anno in cui la mia squadra, l’Inter, conquistò il Triplete ».

Quelle che sembravano soltanto parole di circostanza, argomenti tipici da bar (o da tassì), agli occhi del giovane milanista seduto al fianco dell’autista, diventano un’insopportabile provocazione. È il prologo di un clima di rabbia e violenza che qualche minuto dopo sfocerà in un corpo a corpo nell’abitacolo: «Ha cominciato a offendermi pesantemente – spiega Oresta -, in maniera eccessiva rispetto all’argomento di cui stavamo parlando, il pallone: dovevo accorgermi che era alterato». Improperi, dita puntate, minacce, parole poco lucide, Oreste sbotta e ribatte: «Stai esagerando». «Anche i suoi amici cercavano di calmarlo. Ma lui continuava a insultare: “Interista di m… !”».

Il tassista non ce la fa e decide di fermarsi al semaforo di via Farini, altezza cimitero Monumentale.

«La corsa finisce qua» annuncia. «Al che mi hanno chiesto se potevo portare la ragazza: ho risposto di sì, ma lei è scesa lo stesso. Poi ho visto arrivare un pugno in faccia». I due si prendono, si colpiscono, si spingono, si tirano gli abiti, gli altri clienti cercano di dividerli. Nella foga, Oreste si becca un altro colpo al volto, gli occhiali in frantumi, il sangue che cola dalla tempia. L’altro, sbattendo la testa contro il tassametro ha crepato il parabrezza, qualche colpo difensivo lo ha ricevuto anche lui che in tutta risposta, all’improvviso, stringe il pollice destro di Oreste nella morsa dei suoi denti. Tra le botte e i calci, la scena si sposta fuori dal taxi, nel grande incrocio in mezzo ai cantieri, con i semafori lampeggianti. «Qui si è sfilato la cintura e ha iniziato a brandirla al vento. Poi sono scappati tutti quando ho chiamato le forze dell’ordine».

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