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Milano, turista violentata: arrestato un salvadoregno. Lo aveva già fatto nel 2010

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Milano, turista violentata: arrestato un ecuadoregno. Lo aveva già fatto nel 2010

MILANO – Un cittadino salvadoregno di 28 anni, Jose Balmore Argueta Iraheta, con precedenti per tentato omicidio e ritenuto componente della gang MS18 (un sottogruppo del cosiddetto ‘Barrio 18’), è stato fermato a Milano dai carabinieri con l’accusa di aver violentato una turista canadese di 30 anni lo scorso 17 settembre nel capoluogo lombardo.

I militari lo hanno rintracciato ad Alessandria, in casa della sua attuale fidanzata. Al momento dell’esecuzione del fermo non ha reagito. E’ clandestino, non ha un’attività lavorativa e, nonostante guidi da tempo, non possiede alcuna patente. Nel 2011 gli è stata respinta la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno.

La vittima della violenza aveva raccontato di aver accettato il passaggio dallo sconosciuto che si era offerto di accompagnarla alla fermata degli autobus di Lampugnano per prenderne uno diretto a Venezia, ma in realtà l’aveva portata in un luogo appartato in zona parco Lambro e l’aveva violentata. Violenza poi accertata alla cinica Mangiagalli. Sarebbe stata la stessa donna a collaborare con gli investigatori e a fornire una descrizione dell’assalitore.

Jose Balmore Argueta Iraheta è ritenuto il responsabile anche di un altro stupro. Grazie al dna prelevato dal Ris di Parma, infatti, è stato scoperto che l’uomo ha probabilmente commesso un’altra violenza sessuale nel 2010. Un caso che era stato abbandonato per mancanza di individuazione del colpevole e che ora ha invece un epilogo positivo grazie al prelievo eseguito quella volta sulla vittima. L’episodio era avvenuto sulla linea Milano Repubblica-Vignate, dove l’uomo aveva stuprato la passeggera minacciandola con un coltello.

Argueta Iraheta, era già stato condannato il 2 luglio 2013 per il tentato omicidio (in concorso con altri) avvenuto il 2 luglio 2011 di Alliaga Romani, un rivale di gang.

Gli investigatori sono arrivati all’individuazione dell’uomo grazie ad un lungo lavoro di analisi delle celle telefoniche trovate nell’area della violenza in quel momento. Dopo aver circoscritto la rosa a 14 contatti, i carabinieri hanno mostrato alla vittima le foto dei possibili sospetti individuando due persone. A quel punto tramite il prelievo nascosto del dna (eseguito con un mozzicone di sigaretta e una tazzina di caffè) è stato possibile incrociare la traccia biologica.

 

 

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