Milano: Zed e Arvey, primi 2 writers condannati per associazione a delinquere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Settembre 2013 - 07:22 OLTRE 6 MESI FA
Milano: Zed e Arvey, primi 2 writers condannati per associazione a delinquere

Milano: Zed e Arvey, primi 2 writers condannati per associazione a delinquere (foto Ansa)

MILANO – Zed e Arvey sono i primi due writers condannati per associazione a delinquere: sono stati condannati a 6 mesi e 20 giorni per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’imbrattamento e al deturpamento di alcuni edifici a Milano. Lo ha deciso il gup del capoluogo lombardo Alessandra Clemente. Per altri due imputati gli atti sono stati trasmessi al tribunale per i minorenni.

I due giovani writers condannati erano accusati di associazione per delinquere perché, secondo la Procura di Milano, avrebbero fatto parte di un ”sodalizio” che si era dato una ”organizzazione”, delle ”regole” e una ”denominazione” – facevano parte della ‘crew’ Asd – e con una serie di ‘tag’, sorta di firme-sigle, avrebbero imbrattato ”muri e veicoli di Milano”, usando ”pennarelli e bombolette spray”. La banda poi, sempre secondo l’accusa, si vantava delle proprie gesta su Facebook.

Entrambi gli imputati, però, si sono impegnati ad offrire, come forma di risarcimento, 400 ore di lavori socialmente utili in alcuni centri per anziani: terranno anche corsi di disegno e pittura. Una forma di risarcimento offerta dai due giovani (tra i difensori l’avvocato Laura Colognese) sulla base di un programma varato dall’amministrazione comunale nel 2010. Il Comune di Milano, rappresentato da un legale, era presente nel processo come parte offesa ma non si è costituito parte civile.

Per i due imputati il pm Cristian Barilli aveva chiesto la condanna a un anno e due mesi, ma il giudice ha portato la pena a 6 mesi e 20 giorni. Per altri due imputati, invece, assistiti dagli avvocati Roberto Mauro e Giovanni Volante, il gup ha disposto la trasmissione degli atti del procedimento al Tribunale per i minorenni, perché c’è il forte dubbio che i ragazzi fossero minorenni all’epoca degli imbrattamenti contestati (i presunti reati vanno dal 2010 al 2011).

Mentre i due giovani condannati avevano ammesso le loro responsabilità, le difese degli altri due imputati contestavano su tutta la linea le indagini coordinate dalla Procura e condotte dalla polizia locale.