Militare esposto a uranio si ammala di tumore e vince causa di servizio

Militare esposto a uranio si ammala di tumore e vince causa di servizio
Foto Ansa

TORINO – Un soldato che è stato esposto all’uranio impoverito durante una missione si è ammalato di tumore ha chiesto e vinto una causa di servizio. A dare ragione al militare il Tar del Piemonte, spiega Ottavia Giustetti su Repubblica Torino, nonostante il ministero della Difesa sostenga che non ci sia nesso tra l’esposizione all’uranio e il tumore.

Il giovane militare, scrive la Giustetti, si è ammalato di un gravo tumore maligno al pancreas al rientro dalle missioni all’estero:

“Il soldato – rappresentato dall’avvocatessa Miretta Malanot – ha appena 32 anni ed è stato in Iraq da aprile a novembre 2006 senza neppure un giorno di licenza. In missione alla base “Camp Mittica” partecipava alle attività di bonifica delle aree, senza alcuna protezione individuale. Durante le frequenti esplosioni era costretto a stare per ore all’interno di piccoli rifugi, senza riparo dalle polveri delle esplosioni. Dal 20 luglio 2008 al 18 febbraio 2009 è stato in servizio nella squadra dei “disinfettori” tra il Libano e Israele, e poi come radiofonista a Beirut.

Cinque anni dopo essere tornato a casa gli è stata diagnosticata una grave e rarissima patologia tumorale per cui, è tuttora sottoposto a un programma di chemioterapia. Ma quando ha presentato domanda di riconoscimento della dipendenza dalla causa di servizio il ministero gliel’ha negata, sostenendo che non fosse dimostrato il nesso causale tra le attività svolte in servizio e la malattia. Così, per i lunghi periodi di assenza dal lavoro ha rischiato persino di perdere il posto, oltreché vedersi decurtare parte dello stipendio come accade ai dipendenti pubblici che usufruiscono della mutua.

I giudici della prima sezione del Tar oggi impongono al ministero di rivalutare la sua richiesta. E motivano la sentenza così: “Il parere impugnato che ha escluso il nesso eziologico fra la grave infermità e il servizio non fa alcun cenno a dati recenti e indagini sulla materia. Dati e risultati che hanno portato il legislatore a riconoscere l’esistenza del rischio specifico. Poiché è impossibile stabilire, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, un nesso diretto di causa effetto, è sufficiente la dimostrazione, in termini probabilistico-statistici del collegamento tra l’esposizione all’uranio impoverito e la malattia”.

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