Mini lockdown, coprifuoco e no assembramenti in casa, verso la stretta del 15 ottobre Mini lockdown, coprifuoco e no assembramenti in casa, verso la stretta del 15 ottobre

Mini lockdown, coprifuoco e no assembramenti in casa, verso la stretta del 15 ottobre

Appena approvato il nuovo Dpcm eccone subito un altro all’orizzonte, ovvero quello del 15 ottobre che prevede delle nuove restrizioni se i contagi dovessero continuare a salire.

Mini lockdown territoriali, coprifuoco per bar, locali e ristoranti dalle 22 o dalle 23, niente assembramenti in casa con amici. Il Governo prepara un nuovo decreto per fronteggiare l’aumento dei contagi da coronavirus. Un nuovo lockdown totale e nazionale al momento è escluso, almeno secondo quanto dice il ministro della Salute Roberto Speranza.

Si cerca allora di attuare misure più specifiche e mirate. Quindi i mini lockdown per chiudere per poco tempo quelle zone in cui i contagi sono saliti di più. Possono essere aziende, quartieri, paesi… Quale deve essere il numero di contagiati in proporzione al numero di abitanti o di dipendenti per far scattare un eventuale mini lockdown è però ancora tutto da vedere.

Lockdown, coprifuoco e assembramenti domestici

Il Messaggero poi scrive che è stata ipotizzata a partire dal 15 ottobre la chiusura di bar e ristoranti dopo le 22 o le 23 per fermare la movida. Questa misura sembrava già dovesse essere attiva con il decreto del 7 ottobre, poi però è stata tolta. 

Nel menu delle nuove strette c’è poi un nuovo limite agli assembramenti, anche in case private. Insomma forse per un po’ niente più cena con gli amici o con i parenti, almeno non tutti e non troppi. Ma anche qui i numeri sono ancora in fase di studio.

E’ anche in fase di studio la riduzione del numero di partecipanti agli eventi e alle feste private e pubbliche: attualmente è di 200 al chiuso e di mille all’aperto. Questo per evitare che, come sta sempre più accadendo, si vada a una festa e ci si contagi. Ormai i contagi da matrimonio sono molto frequenti…

Tutto entro il 15 ottobre che poi c’è l’inverno…

Entro il 15 ottobre Conte deve firmare il nuovo Dpcm ma dietro c’è anche la politica. Nel governo infatti c’è chi spinge per inasprire le norme anti-contagio e chi invece pensa che la struttura produttiva dell’Italia non reggerebbe a un secondo blocco.

Eppure il tema di possibili chiusure selettive di alcuni settori, nel caso di un peggioramento che mandi in sofferenza le terapie intensive, esiste. Il sistema scolastico per ora regge ma l’inverno si avvicina, un raffreddore basta a mandare nel panico un’intera classe. Insomma quello che si vuole evitare è il tornare indietro e richiudere alcune zone o settori, ma al momento altre soluzioni sembrano non esserci. (Fonti Ansa e Il Messaggero)

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