Mistero Moro: perché era abbronzato? L’autopsia: prigioniero sul litorale romano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Maggio 2013 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA
Mistero Moro: perché era abbronzato? L'autopsia: prigioniero sul litorale romano

Il cadavere di Aldo Moro nel bagagliaio della Renault 4 lasciata in via Caetani la mattina del 9 maggio 1978 (LaPresse)

ROMA – Il risultato dell’autopsia del cadavere di Aldo Moro dice che il presidente della Dc, quando fu ritrovato nel bagagliaio della Renault 4 lasciata in via Caetani, era abbronzato, con i muscoli in buono stato, con residui di acqua di mare e sabbia nei vestiti. Un risultato che smentirebbe una detenzione per 55 giorni nel cunicolo senza luce ricavato nell’appartamento “dell’ingegner Borghi” in via Montalcini.

Emilio Fabio Torsello, nel giorno del 35° anniversario della morte di Moro, ricostruisce su L’espresso le conclusioni dei periti. E le contraddizioni dei brigatisti.

Le Brigate Rosse hanno sempre sostenuto di aver prelevato della sabbia dal litorale di Ostia e averla messa nel risvolto dei pantaloni di Moro per depistare le indagini. Una versione che non spiega perché fu trovata dell’acqua di mare nel colletto della camicia che indossava il cadavere.

Queste furono le dichiarazioni di Adriana Faranda alla Commissione d’Inchiesta sul caso Moro nel 1988:

PRESIDENTE. Vero che lei e la Balzerani andaste a prendere la sabbia?
FARANDA. Sì, a Ostia.
PRESIDENTE. E non era particolarmente pericoloso?
FARANDA. Siamo andate in metropolitana e con il treno. Non abbiamo incontrato alcun ostacolo.
PRESIDENTE. Ieri, nel programma di Zavoli la Braghetti parlava dell’acqua di mare sparsa sui vestiti di Moro. Mi è venuta una curiosità: come l’avete portata a Roma l’acqua di mare?
FARANDA. Non ricordo, sarà stata una bottiglietta o qualcosa del genere.
PRESIDENTE. Questo stesso depistaggio fu fatto sulla R4 rossa, sulle gomme e sulla scocca inferiore della quale venne trovata sabbia.
FARANDA. Non ricordo questo particolare. Non so se sia stata portata appositamente sulla sabbia nella zona del litorale romano. Ne dubito perché sarebbe stato troppo pericoloso.
PRESIDENTE. Comunque non è un’operazione facile spargere sabbia sulla parte inferiore di una macchina.
FARANDA. Forse si è trattato di una casualità come tante che avvengono nella vita. Non credo sia stata portata sulla sabbia perché sarebbe stato troppo pericoloso: un conto è andare a piedi e con il trenino sino ad Ostia, un conto è percorrere le strade che portano ad Ostia su una macchina rubata, sia pure con la targa contraffatta.

La perizia conduce a conclusioni diverse da quelle sostenute dalla Faranda:

“Nel risvolto sinistro del pantalone dell’On.Moro – si legge nella perizia – è stato ritrovato un elemento vegetale spinoso del diametro di circa 15 mm. e di lunghezza di 13-14 mm. comprese le spine. E’ classificabile come capolino immaturo di Centaurea Aspera, che nello stato in cui è stato repertato si presentava ancora non sbocciato”. “La formazione del capolino – proseguono – doveva essere avvenuta non più di 10-15 giorni prima che venisse raccolta dal pantalone dell’On. Moro”. Ma c’è di più: “Sembrerebbe – dicono i periti – che il capolino di Centaurea sia stato raccolto nella stessa area e, presumibilmente, nello stesso periodo in cui la sabbia è stata raccolta nel risvolto dei pantaloni dell’On. Moro”.

Sabbia e residui di vegetazione collocano la zona dei reperti ritrovati sul cadavere di Moro fra Focene e Marina di Polidoro, spiagge della provincia di Roma:

“La sabbia – scrivono i periti – è riferibile come provenienza da un’area di spiaggia del litorale tirrenico compresa tra il settore di Focene e Marina di Palidoro (Provincia di Roma)”.

“Materiale del tipo di quello esaminato – si legge nel documento – si rinviene per i luoghi sopra menzionati, ad una distanza dal bagnoasciuga molto ridotta, variabile da pochi metri ad un massimo, solo per limitatissimi settori del litorale indicato, di più di un centinaio di metri”. Gli elementi – aggiungono i periti – “lasciano presumere che entro due-tre settimane, prima del ritrovamento dell’auto la vittima abbia camminato in una zona molto prossima al bagnoasciuga ove massima è la frequenza di bitume (…) anche gli elementi vegetali rinvenuti sugli indumenti sono specifici dell’ambiente del litorale e indicano che essi sono stati raccolti in un’epoca compresa tra la fine di aprile e il maggio 1978”.

L’abbronzatura e lo stato dei muscoli sono gli ultimi due dettagli che completano un quadro che ci indica come Moro abbia passato tutta, o solo la parte finale della sua prigionia in una località marina.

Il perito Marracino rimase sorpreso del fatto che Moro fosse abbronzato. Un altro elemento inaspettato era la tonicità dei suoi muscoli, incompatibili con la condizione di uno costretto a rimanere fermo in un cunicolo per quasi due mesi. Nella tarda sera del 9 maggio, infatti, il corpo di Moro, senza vita da almeno 12 ore, non era ancora rigido: “Era ancora possibile una lieve mobilità delle articolazioni”.

Si tratta di un’autopsia che avrebbe potuto far cambiare il corso delle indagini, ma le autorità scelsero diversamente, come ricostruisce Torsello:

L’autopsia? “Ci fu l’ordine di non consegnare”. C’è infine la questione non secondaria della data della consegna: il verbale è datato 24 settembre 1978 ma, spiega il perito, “l’autopsia venne consegnata a febbraio del 1979 perché ci fu l’ordine di non consegnare. I risultati gli inquirenti li sapevano già a giugno”. Forse, fa capire a mezzabocca, venne chiesto di tenerla nel cassetto “per motivi politici”.