Misurina, quindicenne violentato dal branco in una casa di cura. A processo anche il guardiano

Il guardiano dell'istituto di cura Pio XII di Misurina a processo per violenza sessuale su un quindicenne
L’istituto di cura Pio XII di Misurina

BELLUNO – L’accusa è la seguente: un ragazzo violentato a 15 anni da tre coetanei all’interno di una struttura di cura pediatrica mentre il custode non avrebbe controllato. Per questa vicenda, che risale all’estate del 2013, mercoledì 14 febbraio in Tribunale a Belluno si è aperto il processo nei confronti del guardiano notturno dell’ospedale, Alberto Sandini, 32 anni, di Vicenza.

Stando alle carte giudiziarie, citate tra gli altri dal Corriere del Veneto, quella notte l’uomo, che era addetto alla vigilanza dell’istituto Pio XII per la cura e la riabilitazione dell’asma infantile, a Misurina (Belluno), non si sarebbe accorto di nulla.

L’uomo, scrive il Corriere del Veneto, è accusato di violenza sessuale aggravata, essendo i protagonisti minorenni, e omessa vigilanza dal momento che, sottolinea il cronista, “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”.

Secondo la ricostruzione di quella notte, il ragazzino sarebbe stato legato al letto con del nastro adesivo da alcuni compagni, e violentato sessualmente, anche con un tubo di ferro. Per quella violenza sono imputati davanti al Tribunale dei minori di Venezia tre ragazzi ritenuti gli autori della violenza.

Il Tribunale di Belluno ha fissato al 10 ottobre prossimo la prima udienza per sentire i testimoni dell’accusa e della difesa. La parte offesa non si è costituita parte civile.

L’Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, proprietaria e gestore dell’Istituto Pio XII Onlus, sito in Misurina, ha rettificato quanto segue, ribadendo la propria totale estraneità ai fatti in questione.

Riportiamo integralmente la precisazione:

“I presunti episodi di bullismo risalenti all’estate del 2013, al vaglio della Magistratura, sono stati prontamente segnalati al Tribunale dei Minori di Venezia proprio dall’Opera Diocesana stessa, informata dal personale dipendente, consentendo così l’inizio delle indagini, sfociate, oggi, nel procedimento penale riportato nel citato articolo.

Inoltre, l’Opera Diocesana, ha prontamente segnalato alle famiglie delle persone coinvolte la notizia del verificarsi dei presunti atti di bullismo oggi oggetto di procedimento penale, dandone sempre contestuale evidenza e comunicazione anche all’Autorità giudiziaria competente.

L’Opera Diocesana è parte lesa in questa vicenda, e non è stata oggetto di nessun procedimento giudiziario, risultando totalmente estranea ai fatti.

L’Opera Diocesana ha appreso solo oggi, a distanza di cinque anni, dalla conclusione delle indagini e dell’inizio del processo”.

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